Anche la rumena residente a Piombino, in Toscana, la 45enne Cornelia Valentina Capraru, è stata rimessa in libertà dal gip del tribunale di Trapani, Massimo Corelo. Per la donna, stesso provvedimento già deciso per il castellammarese Giuseppe Giordano, è stato soltanto disposto l’obbligo di dimora nella città di residenza. Il giudice per le indagini preliminari, dopo l’interrogatorio di garanzia, ha quindi ribadito che la ricostruzione dei fatti possa essere plausibile ma che comunque non andrebbe ad annullare i gravi indizi di colpevolezza. Stesa tesi già formulata nel provvedimento di scarcerazione emanato a carico dell’ex comandante della polizia municipale di Castellammare del Golfo.
Capraru e Giordano, che davanti al Gip si sarebbero definite vittime dei raggiri e non aguzzini, sono due delle tre persone raggiunte dalla misura cautelare restrittiva nell’ambito dell’inchiesta dei carabinieri, avviata dalla compagnia d Alcamo, che ha fatto luce su di un’organizzazione internazionale che adescava in rete e poi ricattava le vittime, mettendo a segno reati a sfondo sessuale (sextortion e love scam). Più di cento le truffe accertate per un giro di affari stimato in un paio di milioni di euro. La mente dei vasti raggiri è un 39enne calabrese, autore anche di un libro su come arricchirsi tramite le criptovalute. Ma le indagini hanno raggiunto anche le province di Savona, Roma, Lucca, Cosenza e persino la Costa d’Avorio.
Nel paese dell’Africa Centrale una donna di 30 anni e un uomo 32enne, assieme a due calabresi, avrebbero organizzato un articolatissimo sistema di connessioni tramite decine di conti correnti anche esteri, utenze telefoniche ed e-mail. Un sistema cui partecipavano altri indagati che mettevano a disposizione i loro conti correnti o che partecipavano attivamente alle truffe e alle estorsioni online. Il ricavato, per un totale accertato di 2.179.696 euro, veniva reimpiegato in attività speculative fra le quali, in principal modo, l’investimento in criptovalute.