Sentenza ‘Cutrara’, ultimo slittamento. 27 giugno un paio di arringhe e verdetto

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Va avanti con passo non propriamente spedito il processo d’appello a carico dei castellammaresi coinvolti nell’operazione ‘Cutrara’ che hanno scelto il rito ordinario. Fra cambi di collegi giudicanti e altri impedimenti la sentenza, prevista in un primo momento un aio di mesi fa, continua a slittare. Stavolta dovrebbe essere quella buona. Il verdetto dovrebbe arrivare giovedì 27 giugno. Prima dovranno pronunciare le loro arringhe l’avvocato Carmela Gabriella Lo Bue, difensore di Antonio Rosario Di Stefano, e i colleghi Giusy Cataldo e Raffaele Bonsignore, legale di Francesco Domingo, detto ‘Tempesta’, imputato principale attorno al quale ruotano tutte le indagini dell’operazione ‘Cutrara’. Co Domingo e Di Stefano è alla sbarra un altro castellammarese, Salvatore Labita. Tutti e tre vennero condannati in primo grado rispettivamente a 24 anni, divenuti 30 in prosecuzione di altra pena; tre anni e un anno e dieci mesi.

Le parti civili ammesse avevano invece ottenuto in primo grado risarcimenti di diversa entità: 3000 euro ciascuno per l’Associazione antiracket e antiusura Trapani, Codici Sicilia, associazione Castello Libero, Associazione nazionale Antonino Caponnetto; mille euro invece per il comune di Castellammare del Golfo. Mancherebbe quindi l’ultima udienza, quella del 27 giugno, per arrivare alla sentenza di un processo che, come tanti altri, evidenzia l’enorme lentezza della giustizia italiana Domingo, Di Stefano e Labita vennero condannati in primo grado il 13 dicembre del 2022 dalla sezione penale del tribunale di Trapani, presieduta da Enzo Agate che aveva alleggerito le richieste del pubblico ministero Francesca Dessì.

L’accusa aveva anche chiesto 3 anni di carcere così come per i fratelli Nicola e Lilla Di Bartolo che invece vennero assolti con formula piena. L’operazione antimafia Cutrara, che il 17 giugno del 2020 si concluse con numerosi arresti e con il coinvolgimento complessivo di 21 indagati, quadi tutti castellammaresi e molti dei quali giudicati con il rito abbreviato, scaturì da una vasta indagine condotta dai carabinieri tra il 2016 e il 2019 per far luce sul ruolo di Ciccio ‘Tempesta’ che rea tornato in libertà dopo alcuni anni di detenzione. Domingo, grazie anche al potere conquistato in carcere, cominciò a guidare – secondo l’accusa – la famiglia mafiosa castellammarese avvalendosi anche degli americani.