Restituito alla collettività il casolare di Cinisi in cui fu assassinato Impastato

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È stato ufficialmente restituito alla collettività il casolare dove con ogni probabilità fu assassinato Peppino Impastato la notte tra l’8 e il 9 maggio 1978 per mano mafiosa. Il casolare di contrada Feudo a Cinisi è da ieri affidato alle associazioni che da decenni ne custodiscono la memoria e ne onorano l’eredità. Quello che era ormai un rudere, situato a pochi metri dalla ferrovia dove 47 anni fa fu inscenata l’esplosione del corpo di Peppino per depistare le indagini, oggi diventa presidio attivo di memoria e legalità. L’edificio, espropriato nel 2020 e restaurato grazie a un intervento da 150mila euro curato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Palermo, è stato affidato in comodato gratuito per sei anni a Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, all’Associazione Culturale Peppino Impastato e al Centro Siciliano di Documentazione “Giuseppe Impastato”.

Durante la cerimonia di consegna, emozione e memoria si sono alternate a impegno e responsabilità. Umberto Santino, storico fondatore del Centro Impastato, ha ricordato i lunghi anni di lotta per la verità, culminati nella riapertura delle indagini grazie anche alla voce di Felicia Bartolotta, madre di Peppino. «Restituire questo luogo è chiudere un cerchio, è un atto di giustizia storica», ha detto. Anche Carlo Bommarito, amico e compagno di battaglie di Peppino, ha evocato la ricerca disperata dei suoi resti il giorno dopo l’omicidio e l’impegno instancabile per conservare e proteggere i luoghi della sua lotta. «Questo posto, ora nostro, parla di dignità e resistenza», ha sottolineato. La firma dei documenti ufficiali è stata l’atto conclusivo della cerimonia, che apre una nuova fase: il casolare sarà spazio vivo di cultura, formazione e memoria. Questa consegna avviene nell’ambito delle commemorazioni del 47° anniversario dell’omicidio, che proseguono fino al 10 maggio. Oggi, quel casolare muto testimone di un delitto mafioso, si fa voce di resistenza e futuro.