Patente ad alcamese dopo detenzione per mafia. Prefettura nega, TAR ribalta

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1983

Aveva scontato una reclusione abbastanza lunga per associazione a delinquere di tipo mafioso e poi, dopo tre anni dalla scarcerazione come prevedono le norme, aveva chiesto alla prefettura di Trapani il nulla-osta per riottenere la patente di guida. L’istanza era però è stata rigettata perché, secondo i vertici prefettizi, l’ex detenuto alcamese avrebbe dovuto superare un provvedimento riabilitativo. In pratica si sarebbe trattato di un esborso di circa 180.000 euro per risarcire lo Stato delle spese di detenzione. Il legale del 57enne, l’avvocato Vito Galbo, ha quindi impugnato il provvedimento dinanzi al TAR di Palermo. Ieri la quarta sezione del tribunale amministrativo regionale, presieduto dal magistrato Francesco Bruno, ha pubblicato la sentenza che ha dato ragione all’alcamese e al suo avvocato. L’ex detenuto potrà riavere la patente di guida senza dover passare da alcun provvedimento riabilitativo e senza dover pagare l’ingente somma allo Stato. I giudici amministrativi hanno quindi sposato la tesi dell’avvocato Galbo secondo, trascorsi tre anni dal provvedimento di revoca, è possibile conseguire nuovamente il titolo di guida, per la cui concessione la norma necessita espressamente il solo decorso del termine triennale, senza alcun richiamo ad ulteriori circostanze e quindi a provvedimenti riabilitativi. Secondo il TAR, infatti, l’eventuale provvedimento di riabilitazione può avere effetti ai fini del rilascio della patente prima del periodo previsto dei tre anni, ma non costituisce ulteriore condizione per il rilascio come prevede una sentenza del consiglio di stato dell’aprile del 2021. Nel caso dell’alcamese 57enne è più che chiaro che il termine triennale sia trascorso e pertanto deve ritenersi integrata la condizione della cessazione degli effetti della misura di prevenzione. La prefettura di Trapani non avrebbe dovuto quindi chiedere alcuna riabilitazione ed ora dovrà concedere la patente di guida all’ex detenuto per mafia, difeso dall’avvocato Vito Galbo.