Operazione ‘Breaking Bet’, campagna ‘Mettiamoci in gioco’ chiede interventi

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Le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Palermo che hanno portato ieri all’emissione di 10 misure di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione “Breaking bet”, sul gioco d’azzardo on-line e che ha coinvolto anche soggetti di Campobello di Mazara, ha suscitato attenzione anche da parte della Chiesa e delle associazioni ad essa vicine.  “L’operazione evidenzia l’attenzione di magistratura e polizia giudiziaria su una piaga diffusa e sommersa nella nostra regione di cui come cittadini ed operatori sociali dobbiamo essere tutti grati”: Lo sostiene Gino Gandolfo, dell’azione cattolica e del progetto Mettiamoci in gioco. “Da tempo, come animatori della campagna “Mettiamoci in Gioco” contrariamente a quanto molti sostengono sosteniamo che il gioco d’azzardo legale, non è argine all’illegalità ma, anzi, terreno di elezione per le infiltrazioni mafiose. Questa operazione conferma che gli illeciti avvengono non solo tramite l’esercizio abusivo di attività, ma tramite l’estorsione, il riciclaggio di denaro sporco, l’usura. Del resto, già studi della Commissione Nazionale Antimafia e della Banca d’Italia – ha continuato Gandolfo – avevano dimostrato come oggi l’azzardo sia più remunerativo e più sicuro per le consorterie mafiose persino rispetto agli utili del traffico di stupefacenti. Per questo rinnoviamo con forza l’appello al mondo della politica sollecitando l’approvazione di una legge quadro nazionale che stabilisca regole certe per il settore a partire da una limitazione dell’offerta che negli ultimi anni ha avuto uno sviluppo esponenziale, mettendo al centro la tutela della salute dei cittadini ed il rispetto della legalità”. L’operazione ‘Breeaking Bet’ ha interessato il territorio campobellese, lo stesso interessato dalle indagini su mafia e centri scommesse sfociate nel 2019 nell’indagine ‘Mafia Bet’ che porto all’arresto di 14 persone.