‘Eirene’. Mafia e scambi elettorali, tutti rinviati a giudizio. Processo al via il 9 maggio

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Tutti rinviati a giudizio dal gup Paolo Magro del tribunale di Trapani i 13 indagati dell’operazione ‘Eirene’ messa a segno dalla polizia e dalla DDA lo scorso mese di settembre. Fra gli arrestati, in nona parte alcamesi, anche l’ex senatore del PD e poi transitato nell’MpA, Antonino Papania e l’ex vicesindaco di Alcamo Pasquale Perricone, da allora detenuti al carcere di Pagliarelli. Tutti sono accusati, a vario titolo, di mafia, estorsioni, traffico di droga e scambio elettorale politico-mafioso.

Il processo, per competenza territoriale, si celebrerà al tribunale di Trapani a partire dal nove maggio prossimo. Secondo gli inquirenti Nino Papania, con l’intermediazione di Pasquale Perricone, avrebbe fatto accordi con la famiglia mafiosa alcamese, anche in cambio di denaro, per procacciare voti alle elezioni regionali del 2022 in favore di Angelo Rocca, suo stretto collaboratore e indagato in un’altra inchiesta sui corsi di formazione. L’ex parlamentare nazionale ed ex assessore regionale, in cambio, avrebbe pagato Giosuè Di Gregorio, uno dei capi della cosca, come si evince da un’intercettazione telefonica fra quest’ultimo e il fratello in cui si sente: “Dobbiamo votare questo… e il senatore mi ha preparato duemila euro che mi darà mercoledì, Papania, hai capito?” Gli inquirenti, dalla seconda metà di agosto e fino alle elezioni del 25 settembre del 2022, hanno monitorato numerosi incontri tra Di Gregorio e Perricone.

L’ex senatore, secondo le accuse, si sarebbe rivolto agli “membri influenti dell’associazione mafiosa” a “riprova della spregiudicatezza con la quale esercitava la sua influenza politica sul territorio”. Dovranno qui di comparire in aula Antonino Papania, Pasquale Perricone, Giosuè Di Gregorio, Nicolò Melodia, Gregorio Ascari, Fabio Ciotti, Antonio Provenzano, Giuseppe Sciacchitano e Francesco Coppola, tutti alcamesi e quest’ultimo ritenuto il capomafia di Alcamo; il calatafimese Salvatore Li Bassi, colui che sarebbe a capo della cosca mafiosa di Calatafimi; Diego Pipitone e Antonino Minio, trapanesi ma a disposizione della mafia alcamese; il salemitano Giorgio Benenati.