Le intercettazioni telefoniche rivelatesi essenziali è fondamentali nell’ operazione “Oro Bianco” della polizia di Alcamo che nel mese di ottobre del 2021 avrebbe permesso di smantellare un traffico di droga che aveva la città di Latina come epicentro con punto di arrivo per lo smercio la città di Alcamo dove vennero notificate le ordinanze di custodia cautelare. Venti in tutto gli imputati, otto dei quali hanno scelto il rito abbreviato, con processo svoltosi lo scorso mese di gennaio a Palermo.
Pesanti le condanne inflitte dal gup del tribunale di Palermo. Tutti e otto ora hanno presentato appello. Gli atri 12 sono sotto processo a Trapani. Sono accusati a vario titolo di spaccio, traffico di droga e di estorsione. 17 anni e nove mesi vennero inflitti all’alcamese Giuseppe Di Giovanni, ritenuto dalla polizia, il capo dell’organizzazione. Otto anni ad Antonino Vilardi. 17 anni e 9 mesial partinicese Gioacchino Guida. Due anni e otto mesi a Nicolò Rocca, difeso dall’avvocato Vito Porretto, che è riuscito a farlo assolvere dall’accusa di associazione altrimenti la pena sarebbe stata molto più alta. Francesco Camarda condannato a 4 anni più al pagamento di 17 mila euro di multa. Vincenzo Savallo due anni più 10 mila euro di multa. Dieci mesi e venti giorni più mille euro di multa per Noemi Maria Vilardi scagionata dall’accusa di associazione a delinquere mentre venne assolta Gina Bertolino mamma dei due Vilardi. Condannati tutti gli imputati al pagamento delle spese processuali.
Le indagini per l’operazione denominata “Oro bianco” partirono nel 2017 dalla sezione investigativa del commissariato di Alcamo con la collaborazione della squadra mobile e impiego di unità cinofile. “L’esame dei tabulati telefonici ricollegabili alle utenze in uso a Giuseppe Di Giovanni – scrivono i giudici nella motivazione della sentenza di 180 pagine- costituiscono Il fondamento delle accuse mosse agli imputati. L’attività di intercettazioni costituisce senz’altro uno di modi di raccolta della prova. Fotografano la realtà e non si può infine sottolineare come sia stato lo stesso sviluppo dei dialoghi incrociato con le altre risultanze investigative ad offrire spesso la chiave di identificazione dei soggetti. Nelle propalazioni captate infatti non vi è alcun problema ad identificare il contenuto dei dialoghi – scrivono ancora i giudici- come riferiti agli assetti organizzativi e alle dinamiche operative proprio del sodalizio investigato. Per gli imputati direttamente intercettati le ripetute dichiarazioni costituiscono la piena ammissione delle condotte contestate, espressive anche delle dinamiche gestionali dell’associazione oggetto di imputazione”.