Dolore e lacrime a Monreale per la strage durante la movida

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Prima ha confessato poi Salvatore Calvaruso19enne palermitano, ex pugile, abitante allo Zen,  fermato per la strage di Monreale, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al Pubblico Ministero. Ora i carabinieri stanno dando la caccia ai quattro complici e presto scatteranno le manette ai polsi di questi assassini che hanno ucciso tre giovani di Monreale. Luoghi della movida sempre più a rischio. Da tutta Italia arrivano notizie di violenze, stupri, aggressioni. Un fiume in piena che sconvolge le persone perbene e crea dolori per tutta la vita ad amici e parenti di vittime spesso innocenti che si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato. I giovani ipnotizzati dai social hanno perso la cognizione del senso della realtà e quindi della misura.

La morte dei tre giovani di Monreale apre le porte alle ennesime conversazioni televisive che non portano da nessuna parte. Difficile stabilire cosa fare per arginare questo tsunami di gratuite e irresponsabili violenze i cui filmati vengono messi su internet come se fossero un trofeo invece sono testimonianze di imbecillità. Sul fronte delle indagini ci sono anche delle testimonianze, alcuni messaggi WhatsApp e delle intercettazioni ad aggravare la posizione del giovane dello Zen. I carabinieri coordinati dal procuratore Maurizio de Lucia e dal sostituto Felice De Benedittis, hanno recuperato i messaggi di alcune persone “informate sui fatti” in cui discutevano della presenza di Calvaruso a Monreale nelle fasi del delitto. Altri testimoni, che lo avrebbero riconosciuto, senza sapere di essere intercettati avrebbero fatto riferimento al 19enne come colui che “ha sparato”. I carabinieri ora sono alla ricerca dei complici di Calvaruso. Il 19enne dello Zen era insieme ad almeno quattro persone. Fra questi potrebbe esserci anche colui che ha sparato perché sarebbero almeno due le armi utilizzate nella notte tra sabato e domenica a Monreale, questo lo si deduce dai circa venti colpi sparati.

Orde di giovanissimi senza cervello invadono i luoghi della movida e in caso di consumazione di reati non esiste la certezza della pena quindi si lasciano andare ad azioni di violenza. Salvatore Turdo e Andrea Miceli facevano i carpentieri: entrambi lavoravano per la ditta edile del padre di Miceli, i due erano cugini. Massimo Pirozzo, invece “cambiava spesso lavoro”, spiega una sua conoscente che aggiunge: “Erano tutti e tre ragazzi tranquilli”. Due sono rimasti feriti e per fortuna sono fuori pericolo.

La processione del Santissimo Crocifisso di Monreale si farà ma in forma ridotta. Il 3 maggio il venerato simulacro uscirà dalla Collegiata solo per piangere le tre giovani vite spezzate nella sparatoria dell’altra notte. Nessun addobbo floreale, stendardo, banda musicale o fuochi d’artificio: solo preghiera per manifestare il dolore di una comunità che vuole stare vicina alle tre famiglie che piangono la tragica perdita dei propri figli

“La violenza – dice l’arcivescovo Gualtiero Insacchi -ha nuovamente colpito e questa volta i nostri ragazzi nel cuore di Monreale! Di fronte ad un simile evento, la parola più eloquente è il silenzio, i gesti più appropriati, la preghiera e il pianto. Esprimo il mio personale cordoglio e la mia vicinanza ai famigliari nel loro infinito dolore, così come anche agli amici e all’intera città di Monreale oggi preda dello sconforto”. Giacomo Miceli, papà di Andrea lancia un appello: “ «Voglio chiedere ai genitori di chi ha ammazzato come un cane tre ragazzi con una vita davanti: convincete i vostri figli e i loro complici a costituirsi. Mi hanno tolto un figlio e un nipote, non rivedrò più i loro sorrisi per colpa anche vostra che non siete riusciti a educarli. Ora vi chiedo un gesto per rendere giustizia ad Andrea, Salvatore e Massimo».