Non esiste alcun pericolo imminente di crollo. La diga Trinità è quindi ben solida. Lo hanno evidenziato le verifiche tecniche condotte dalla Regione Siciliana con il supporto di esperti del settore, coordinati dal professore Salvatore Miliziano. Pur trattandosi di un’infrastruttura realizzata più di 60 anni fa, esattamente nel 1959 e quindi antecedente alla normativa antisismica, non esistono imminenti pericoli per la diga che sorge in territorio di Castelvetrano. Alla luce di questi esiti positivi, la Regione ha formulato al ministero delle infrastrutture la richiesta di autorizzazione a innalzare la quota di invaso a 64 metri, rispetto alla disposizione attuale di svuotamento e di messa fuori esercizio della diga Trinità.
L’ispezione e verifiche di sicurezza, condotte in venti giorni da uno staff di una decina di specialisti, hanno permesso di chiarire che le criticità evidenziate nella precedente relazione tecnica non trovano riscontro nei più recenti studi. Le indagini effettuate sul coronamento della diga, il prelievo e l’analisi di campioni del nucleo, oltre alle ispezioni delle strutture esistenti cunicoli e gallerie e paratie, hanno escluso fenomeni di degrado significativo o elementi di rischio tali da giustificare la chiusura dell’invaso castelvetranese. Elevare adesso il livello a 64 metri consentirà di invasare una quantità d’acqua preziosa, fondamentale per garantire almeno un minimo di irrigazione alla zona, evitando sprechi ingiustificati e un grave danno economico agli agricoltori. L’autorizzazione all’innalzamento della quota consentirebbe già nelle prossime ore di trattenere una maggiore quantità d’acqua, sfruttando le precipitazioni previste.
Ed a proposito di danni agli agricoltori le organizzazioni di categoria ConfSal, Copagri e FederAgri hanno avviato un’azione legale risarcitoria contro la Regione e gli enti preposti alla gestione della Diga Trinità. I sindacati agricoli chiedono il riconoscimento dei danni subiti dalle aziende servite dal bacino idrico castelvetranese, imputabili all’inefficienza gestionale della diga, che ha falcidiato i raccolti e compromesso intere colture. Milioni di ettolitri d’acqua, che avrebbero potuto salvare le produzioni, sono stati irresponsabilmente sversati in mare, mentre il settore agricolo – sscrivono Copdagri, Confsal e FederAgri – affrontava carenze idriche insostenibili.