Comuni circondati da pericolose sterpaglie. Si effettuano i controlli?

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Il comune di Alcamo, in collaborazione con l’università di Palermo, ha firmato un corposo e valido lavoro sui cosiddetti incendi d’interfaccia, vale a dire quelli che riguardano i luoghi dove l’area naturale e quella urbano-rurale si incontrano e interferiscono reciprocamente. Ma quanti interventi ha fatto effettivamente il comune di Alcamo, assieme agli altri del territorio, per evitare i numerosi incendi di sterpaglie che spesso lambiscono case di villeggiatura e centri abitati? Almeno il 60% del territorio alcamese, per esempio, versa in totale abbandono quindi pieno zeppo di sterpaglie facilmente infiammabili. Anche sui versanti perimetrali di Monte Bonifato compresi i terreni che sorgono, fra le case, lungo la via Ludovico Corrao, quella che conduce in vetta alla montagna alcamese. Per non parlare delle strade di contrada Pigna di don Fabrizio, di tutta la zona Scampati Magazzinazzi, di via Palmeri, della statale 113 dada Cento Piazze e fino a contrada Finocchio, la zona artigianale Sasi, Vallone Monaco sede di aziende così come Contrada Faranna. Proprio qui, alcuni giorni fa, è divampato un incendio a bordo strada che si è propagato fino all’interno di una villetta di campagna. Situazione non migliore lungo la strada interprovinciale 732 che collega Alcamo con Balestrate che scorre fra tantissimi terreni stracolmi di sterpaglie secche e fra cumuli di rifiuti. Uno stato di abbandono e di pericolosità che aveva portato i vigili del fuoco, dopo un vasto incendio di rifiuti, a disporne la chiusura al transito. Stra poi riaperta dal Libero Consorzio dopo i sopralluoghi con la polizia municipale di Alcamo. A cosa servono quindi gli studi sugli incendi di interfaccia? e i numerosi tavoli tecnici in prefettura? Poi ci sono importanti adempimenti da fare come ad esempio la mappatura delle aree incolte il catasto delle aree percorse dagli incendi. Atti concreti che forse risulterebbero più determinanti degli incontri e delle conferenze.