Un vecchio e glorioso molino, produttore di un noto marchio di pasta, diventa a Partinico una clinica specializzata nella cura del diabete, delle malattie metaboliche e dell’obesità. L’innovativa struttura sanitaria, casa di cura santa Chiara, sarà inaugurata venerdì nei locali dell’ex Molino Pastificio Soresi, realizzato ad inizio Novecento. La nuova clinica sarà affidata all’esperienza internazionalmente riconosciuta dell’ex primario di Diabetologia dell’ospedale Civico di Partinico, Vincenzo Provenzano, presidente nazionale di SIMDO, mentre alla guida della direzione sanitaria ci sarà la figlia, Francesca Gaia Provenzano. La Casa di Cura Santa Chiara è stata realizzata dall’imprenditore Angelo Sapienza al fine di mettere l’alta sanità alla portata di tutte le tasche. La caratteristica della clinica sarà, infatti, quella di fornire in modo assolutamente privato, e quindi più agevole e veloce, le migliori cure ad un costo pari a quello del tariffario regionale.
La nuova struttura partinicese offrirà un’ampia gamma di servizi sanitari in regime di ricovero per la medicina generale, day hospital, day surgery autonomo e servizio ambulatoriale all’avanguardia. La storia del Molino Pastificio Soresi, realizzato da Leo Soresi, si è fermata nel 1990. Da allora, il grande edificio, un fabbricato di sei piani di circa 1000 ciascuno, si trova tra le vie Maggiore Guida, Pozzo del Grillo e Tarollo. Dopo alcuni tentativi di istituirvi una scuola, un teatro e un museo, l’ex Molino è stato completamente abbandonato fino a che, nel 2022, una commissione straordinaria del Consiglio Comunale di Partinico, ha concesso all’imprenditore Angelo Sapienza il permesso di recuperare la struttura e costruire la Casa di Cura Santa Chiara. “Il raggiungimento di questo traguardo – ha spiegato Sapienza – è frutto di un lungo percorso di riqualificazione di un edificio storico che ha trovato nuova vita grazie alla nostra visione e al lavoro di tutte le maestranze locali. I prospetti rispecchiano le identificabili caratteristiche degli opifici industriali dell’epoca – ha concluso Sapienza – e nessuna traccia della loro storia è stata cancellata”.