È finita all’aeroporto di Milano Malpensa la latitanza del 45enne coinvolto nella maxi inchiesta europea sulla frode Iva, nota come ‘Operazione Moby Dick’. L’uomo, ricercato dal novembre 2024, è stato bloccato ieri dalla Polizia di Stato insieme alla Guardia di Finanza di Varese, appena sbarcato da un volo proveniente dall’Albania. Secondo le indagini coordinate dalla Procura Europea di Milano e Palermo, l’arrestato avrebbe ricoperto un ruolo di vertice in un’organizzazione criminale transnazionale che operava tra Italia, Spagna, Svizzera, Singapore, Dubai e altri paesi dell’Unione Europea, con un sistema collaudato di frodi nel commercio di prodotti tecnologici e informatici. Un meccanismo che avrebbe consentito all’organizzazione di evadere l’Iva per oltre 600 milioni di euro, accumulando profitti illeciti superiori ai 180 milioni. Il GIP di Milano ha disposto sequestri per oltre 670 milioni di euro, tra beni immobili, residenze di lusso e disponibilità finanziarie, riconducibili al sodalizio criminale.
Tra gli investimenti sospetti figura il complesso turistico “Heron’s Bay” a Marsala, che, secondo l’accusa, sarebbe stato utilizzato per riciclare denaro proveniente da attività illecite. Il resort, affacciato sullo Stagnone di Marsala, era gestito da un società riconducibile al boss palermitano Giuseppe Calvaruso. L’imprenditore Toni Lo Manto, coinvolto nella stessa rete criminale e arrestato nel 2021, avrebbe descritto Heron’s Bay come un “grande affare” legato a un’operazione finanziaria fittizia, dietro cui si celava un piano per eludere le misure di prevenzione antimafia. L’operazione “Moby Dick” ha coinvolto 43 persone e ha rivelato l’infiltrazione di clan mafiosi in attività apparentemente legali. Il latitante arrestato ieri è dunque accusato di frode fiscale aggravata e riciclaggio con le aggravanti del metodo mafioso e della finalità di agevolazione di associazioni mafiose e camorristiche. Il provvedimento cautelare si basa su gravi indizi, ma ora la parola passa alla magistratura.