Appello ‘Cutrara’, condanne confermate. 24 anni per Domingo ‘Tempesta’

0
1322

Confermata in pieno la sentenza del 13 dicembre del 2022. I giudici d’appello hanno ribadito le condanne a carico di Francesco Domingo, detto ‘Tempesta’, Antonino Rosario Di Stefano e Salvatore Labita, tutti castellammaresi. Attenuanti e prescrizioni, richieste dagli avvocati degli imputati, sono state respinte. Domingo, perno dell’operazione antimafia ‘Cutrara’, che al momento dell’arresto, il 16 giugno del 2020, era da poco tornato in libertà, dovrà quindi scontare 24 anni di carcere, divenuti 30 in prosecuzione con un’altra condanna. Confermati anche i tre anni per Di Stefano e i 22 mesi per Labita. In primo grado, fra gli imputati che scelsero il rito ordinario, furono invece assolti i fratelli Nicola e Lilla Di Bartolo, gestori di una casa di riposo per la quale, secondo l’accusa, ‘Tempesta’ avrebbe chiesto favori.

I legali difensori di Domingo, Di Stefano e Labita avevano puntato proprio sulle assoluzioni arrivate sia nel processo abbreviato che in quello ordinario, fra queste quelle dell’ex sindaco Nicola Rizzo, di Salvatore Mercadante, di Francesco Di Bono, ex presidente del consiglio comunale di Trapani e dei fratelli Lilla e Nicola Di Bartolo. Nella sentenza d’appello emessa ieri pomeriggio, a carico di Francesco Domingo è caduto un capo di imputazione, il furto di un trattore, che però non ha alleggerito la pena inflitta in rimo grado di un sol giorno. ‘Tempesta’ quindi anche dalla corte d’appello è stato ritenuto in grado di tenere un controllo pregnante del territorio, non solo sulle attività tipiche della criminalità organizzata, ma anche su espressioni della vita sociale. Un altro ruolo attribuito al castellammarese nella sentenza è quello di essere soggetto di riferimento per i collegamenti tra Cosa nostra siciliana e la famiglia mafiosa dei Bonanno, operante negli Stati Uniti.  Rosario Di Stefano è stato invece condannato per avere provato a bonificare dalle micro-spie le zone frequentate da Francesco Domingo mentre Salvatore Labita, proprietario di una ditta di installazione di impianti elettrici, per avere fornito allo stesso Domingo la strumentazione necessaria a individuare le ‘cimici’ all’interno della sua abitazione.