La Sicilia lavora poco e si guadagna peggio. È questo il risultato che emerge dal nuovo studio dell’Ufficio Studi Cgia di Mestre, che analizza le retribuzioni e le giornate effettivamente lavorate nel settore privato in tutte le province italiane. I numeri raccontano una realtà difficile per i lavoratori siciliani, con la regione che occupa stabilmente le ultime posizioni nelle classifiche nazionali. Nel 2023, la media italiana delle giornate retribuite è stata di 246,1. In Sicilia, però, nessuna provincia ha raggiunto questo valore. Trapani è tra le ultime in Italia con appena 213,3 giornate lavorate,. A fronte di meno giorni lavorati, anche le buste paga risultano più leggere. La retribuzione media giornaliera in Sicilia è di 75,55 euro, contro i 104 euro del Nord. A livello annuo, i dati sono ancora più eloquenti: i lavoratori di Trapani guadagnano in media 14.854 euro lordi. Le cause di questo divario non sono attribuibili a una minore volontà di lavorare, ma piuttosto a dinamiche strutturali: economia sommersa molto diffusa, alta incidenza di part time involontario, stagionalità nei settori turistico e agricolo, e un mercato del lavoro instabile. L’assenza di grandi imprese, multinazionali o settori ad alto valore aggiunto – come quelli presenti nel Nord – aggrava ulteriormente la situazione. Al Nord si lavora in media 255 giorni all’anno, al Sud appena 228. Secondo l’analisi condotta dall’Ufficio studi della Cgia al Sud si lavora meno per almeno due ragioni . È imputabile a un mercato del lavoro che nel Mezzogiorno è caratterizzato da tanta precarietà, da una diffusa presenza di part time involontario, soprattutto nei servizi, da tanti stagionali occupati nel settore ricettivo e dell’agricoltura che abbassano di molto la media delle ore lavorate. Va segnalato che le differenze salariali presenti in Italia nel settore privato sono un problema che ci trasciniamo almeno dagli inizi del secolo scorso. Purtroppo, in questi ultimi decenni il gap è sicuramente aumentato.