Un paio di milioni per il restauro di due chiese a Calatafimi Segesta. Lavori già consegnati

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Due storiche chiese di Calatafimi/Segesta rifaranno il look. Saranno quindi ristrutturate. Già avviato il restauro della chiesa del santissimo Salvatore dei cappuccini sarà adesso recuperata anche la chiesa di San Francesco. Entrambi i luoghi di culto appartengono al FEC il Fondo edifici di culto e hanno ricevuto cospicui finanziamenti: poco più di un milione di euro per la Chiesa Ex Conventuale dei Cappuccini di un milione 220mila euro per Chiesa San Francesco D’Assisi. Quest’ultima, edificata nel contesto museale della cittadina calatafimese, è stata consegnata da alcuni giorni all’impresa aggiudicatrice della gara d’appalto che ne dovrà curare la ristrutturazione e il recupero artistico sotto l’attenta direzione della Sovrintendenza dei beni culturali di Trapani.

Sia la Chiesa locale che quella Diocesana, nonché Prefettura, ministero degli Interni e comune di Calatafimi Segesta, hanno collaborato negli ultimi anni per questo risultato che riporterà in vita un pezzo di storia e d’identità della comunità calatafimese. I lavori di restauro della chiesa di San Francesco avranno inizio a breve e prevedono un anno di tempo per l’ultimazione. “Sono contento che queste due belle chiese – ha detto Don Vincenzo Basiricò, parroco delle chiese calatafimesi – saranno restaurate e riconsegnate ai fedeli. Ogni chiesa di Calatafimi è legata a tradizioni, ricordi, persone che le hanno frequentate. Sono testimoni di una fede viva che abbiamo il dovere e la gioia di conservare e trasmettere alle nuove generazioni”.

“I beni Fec delle chiese di San Francesco e Santissimo Salvatore – ha aggiunto il sindaco Francesco Gruppuso – rappresentano un valore aggiunto ai nostri tesori culturali e dell’Identità cristiana della nostra comunità e possono assumere un ulteriore miglioramento del patrimonio turistico locale”. La chiesa di San Francesco d’Assisi venne completata nel 1543. Nei magazzini dell’adiacente convento, nel maggio 1860 vennero ospitati i volontari garibaldini della prima e della seconda compagnia dei Cacciatori delle Alpi. Nello stesso luogo, alle cure dei frati vennero affidati i soldati borbonici rimasti feriti durante la battaglia di Pianto Romano. Oggi l’ex complesso conventuale ospita il Museo Etno Antropologico e la mostra dei carretti siciliani del ceto dei cavallari.