Operazione Scialandro. Al via il processo ordinario, in alula il maggiore dei carabinieri Vito Cito

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Con la deposizione in aula del maggiore dei carabinieri Vito Cito si è aperto, presso il tribunale di Trapani, il processo scaturito dall’operazione antimafia Scialandro, condotta da Dia, polizia e carabinieri che nell’ottobre 2023 portò ad arresti e avvisi di garanzia, fra Paceco, Custonaci, Valderice e Trapani, per associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni. Le indagini hanno riguardato questo territorio, dove Cosa nostra avrebbe raggiunto un’ampia ramificazione. Secondo la testimonianza del maggiore dei carabinieri Cito l’organizzazione mafiosa avrebbe per anni controllato affari e appalti nella zona.

Tra gli imputati ci sono Giuseppe Zichichi, Pietro Armando Bonanno, Tano Gigante, Mario Mazzara, Francesco Lipari, Giuseppe Maranzano, Francesco Todaro e Mariano Minore

Grazie anche a loro la mafia del posto ha continuato a operare nonostante le condanne subite dai suoi esponenti nel passato, consolidando così il proprio potere economico e territoriale. Il processo proseguirà a marzo.

Tra i condannati, nel rito abbreviato, Giuseppe Costa, inflitti 4 anni e 10 mesi, che aveva partecipato al sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, poi ucciso per vendetta contro il padre, tra i più importanti collaboratori di giustizia nel far sgominare il clan corleonese. Gaetano Barone di Valderice, 7 anni e 4 mesi, Santo Costa, 7 anni e 4 mesi, Luigi Grispo di Erice, 4 anni e 4 mesi, Andrea Internicola, 2 anni, il custonacese Paolo Magro, 8 anni, Giuseppe Maltese e Vito Manzo, 8 anni, e Roberto Melita, 8 anni e 4mesi. L’indagine ha evidenziato come l’organizzazione mafiosa avesse tentato di consolidare il proprio potere economico e sociale anche con la complicità di rappresentanti istituzionali. Tra i condannati in abbreviato infatti figura anche l’ex vice-sindaco di Custonaci, Carlo Guarano, che ha ricevuto una pena di 8 anni e 4 mesi. La sua condanna sottolinea il presunto coinvolgimento di esponenti della politica locale nelle dinamiche mafiose. All’epoca dei fatti furono 31 le persone coinvolte e chiamate a rispondere a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione ed intestazione fittizia di beni.