Corsi di formazione. Gli indagati si avvalgono della facoltà di non rispondere

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L’ex senatore Nino Papania si è avvalso ieri della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip di Trapani, Massimo Corleo. L’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza, ha portato al sequestro di 9 milioni di euro e coinvolge 24 indagati, accusati di aver utilizzato gli enti di formazione come un “bancomat” per spese personali e come strumento per favorire il cambio di partito di avversari politici.

Anche altri tre indagati ai domiciliari hanno scelto di non rispondere al GIP.

Il gip aveva disposto i domiciliari per Papania (già in carcere da settembre), il divieto di dimora per Castelli e il divieto di esercitare impresa o uffici direttivi per Tilotta. Sono stati disposti sequestri preventivi per 714 mila euro a carico di Papania, Tilotta, Vitello e Cesifop di Palermo; 232 mila euro a carico di Angelo Rocca ai domiciliari  e 50 mila euro a carico di Castelli o all’ente Ires. L’Associazione Tai è il terzo ente coinvolto nell’inchiesta. Gli indagati sono accusati, a vario titolo,  di aver ottenuto indebitamente oltre 8,7 milioni di euro di finanziamenti europei destinati a corsi di formazione e progetti sociali, molti dei quali, secondo l’accusa, sarebbero rimasti solo sulla carta. L’accusa è di frode all’UE, e l’inchiesta coinvolge anche la Procura europea. Gli enti coinvolti attendevano inoltre un’ulteriore tranche di finanziamenti europei pari a 2,5 milioni di euro.

Papania si trova recluso al carcere di Pagliarelli per l’operazione Eirene. Ora gli avvocati, Di Graziano e Lauria, attendono le motivazioni del tribunale del riesame che ha rigettato la richiesta di annullare capi di accusa e concedere i domiciliari. Le motivazioni saranno depositate entro 45 giorni, Poi il ricorso in Cassazione. Papania è accusato solo di voto di scambio politico mafioso, articolo 416 ter.