Tanto importante è stato il suo ruolo all’interno del clan ed ha avuto inflitta una pesante condanna. Parliamo di Rosalia Messina Denaro. Come la regina della mitologia greca che in assenza di Ulisse si fa carico degli affari di Itaca in attesa del ritorno del marito, così Rosalia teneva le redini della cosca per conto del fratello Matteo deceduto in carcere. Non è la prima donna ad assumere ruoli operativi all’interno di un gruppo mafioso. Il luogo comune che vuole la donna di mafia relegata esclusivamente alla crescita dei figli, a messaggera tra il carcere in cui è detenuto il famigliare e gli affiliati o a prestanome per aziende in odore di mafia, è caduto ormai da un pezzo. «I numerosi elementi probatori acquisiti rivelano un pieno, effettivo, duraturo, consapevole inserimento di Rosalia Messina Denaro all’interno dell’associazione mafiosa. Rosalia Messina Denaro è una “donna di mafia” non solo e non tanto perché nata, cresciuta e vissuta in una famiglia mafiosa, ma perché con adesione consapevole e indiscussa alle regole del sodalizio ha svolto con continuità e avvedutezza, per un lungo periodo, un importante ruolo all’interno dell’organizzazione». Lo scrive il gip di Palermo nelle motivazioni della sentenza di condanna della sorella del capomafia di Castelvetrano Matteo Messina Denaro a cui, in abbreviato, il 12 luglio, sono stati inflitti 14 anni di carcere. Per il magistrato la donna ha manifestato «piena ed incondizionata aderenza alle regole di cosa nostra e cioè ad una precisa scelta di vita criminale fondata sul rifiuto dello Stato e delle sue leggi».