Uve, aumento del 12,5%. Capacità degli agricoltori evita danni da siccità

0
1034

Quella siciliana che viene considerata la vendemmia più lunga d’Italia, mediamente oltre cento giorni, quest’anno è iniziata con un anticipo di due settimane. Un record per alcune zone, come nei territori di Menfi, dove già si vendemmia Pinot Grigio e Chardonnay. Un inverno e una primavera caldi, privi di piogge, hanno promosso un precoce germogliamento e di conseguenza un’anticipazione di tutte le fasi fenologiche e fisiologiche della vite. Nonostante la grande siccità, però, le uve sono perfettamente sane e integre. I vigneti siciliani, quindi, si presentano in ottimo stato fitosanitario e qualitativo; alcuni vitigni rivelano una naturale e performante resistenza alla mancanza di acqua. Per l’annata 2024 è stimato un aumento intorno al 10-15% rispetto al 2023 ma un calo fisiologico rispetto a una media ottimale. I vitivinicoltori in Sicilia si rivelano capaci di governare la siccità grazie all’uso di prodotti naturali che riparano dagli stress ambientali e dalle ondate di calore.

Infine, una corretta gestione del suolo e delle risorse idriche, insieme alla sperimentazione avviata con sensori che monitorano lo stress idrico, consentono l’irrigazione di precisione e l’ottimale uso dell’acqua. Dopo il via nella Sicilia Occidentale, con la raccolta della base spumante, la vendemmia prosegue con lo Chardonnay e il Sauvignon Blanc, seguite dai vitigni autoctoni. A chiudere questa lunga vendemmia saranno i produttori dell’Etna, come sempre, a fine ottobre. “La vendemmia siciliana è un momento di grande confronto per i vitivinicoltori dell’isola – commenta Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia – Le previsioni per l’annata 2024 parlano di qualità e di uve sane e integre ma anche di tecniche agronomiche e di gestione del suolo che oggi consentono di affrontare meglio la siccità in Sicilia e nei vigneti. Il problema della gestione delle risorse idriche non può essere affrontato in maniera autonoma dai singoli produttori ma occorre una visione politica d’insieme – ha concluso la presidente di AssoVini – che consenta di attuare in maniera strutturale un piano idrico”.