Era finito nel tritacarne dell’informazione e soprattutto dei social dopo che la moglie era stata arrestata, poi rimessa in libertà dopo pochi giorni, con successiva archiviazione, nell’ambito dell’indagine della Polizia sulle ‘schiave del pulito’, donne straniere che operavano in un centro di accoglienza di Roccamena. Attacchi pesanti cominciati, però, molto tempo prima, nel 2017, che hanno raggiunto il maresciallo maggiore dei carabinieri F.C., oggi in servizio ad Alcamo ma prima a Camporeale e poi proprio a Roccamena. Il militare era finito anche al centro di interrogazioni parlamentari per alcuni assunzioni effettuate nello stesso centro, secondo alcuni politici grazie a favoritismi. A puntare costantemente il dito contro il carabiniere, per diversi anni, era stata soprattutto la pagina Facebook ‘La voce di Roccamena’. Dal 2017 fino al marzo del 2023 gli amministratori della pagina e coloro che effettuavano i commenti scrivevano accuse pesantissime fino a sostenere che il comandante dei carabinieri di Roccamena, il maresciallo maggiore appunto, fosse colluso con la mafia.
L’esponente dell’Arma da accusato è adesso divenuto parte offesa. Proprio ieri, dinanzi al giudice Giancarlo Caruso, Gup del tribunale di Trapani, ha preso infatti il via l’udienza preliminare a carico di quattro persone accusate di numerosi atti persecutori e di un disegno di stalking cominciato ben sette anni f, almeno 5 anni prima dell’inchiesta che aveva tirato in ballo e poi prosciolto la moglie del militare. Il GUP ha ammesso il maresciallo maggiore come parte civile, rappresentato dall’avvocato Mary Mannino. La richiesta di rinvio a giudizio, per i reati previsti dagli articoli 61 e 612 bis del codice penale, ha raggiunto quattro persone, tutte residenti a Roccamena, cittadina in cui ha sede lo SPRAR finito al centro delle indagini nel luglio del 2022. Roberto Mirandola di 55 anni, soggetto già noto alle forze dell’ordine; la 46enne Emile Mangiaracina, Antonino Imbrogino di 30 anni e la 63enne Raffale Perlongo dovranno rispondere a vario titolo, dinanzi al GUP di Trapani, di stalking e diffamazione. Un disegno messo a segno, secondo la procura, sulla pagina Facebook ‘La voce di Roccamena’ e che avrebbe scatenato una serie di commenti diffamatori in grado di danneggiare fortemente la reputazione del maresciallo maggiore dei carabinieri. Il processo dinanzi al GUP di Trapani, Giancarlo Caruso, riprenderà a novembre.