Strage di Ustica. Nessuna verità dopo 44 anni, soltanto misteri. Un mazarese ha perso tutti

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Cosa è accaduto nei cieli italiani il 27 giugno 1980? Cosa o chi ha fatto precipitare in mare un aereo di linea che da Bologna doveva raggiungere l’aeroporto di Punta Raisi? Domani si celebra l’ennesimo anniversario e dopo 44 anni dalla strage di Ustica, costata la vita agli 81 italiani che si trovavano a bordo del Dc-9 della compagnia aerea Itavia, nessuno (istituzioni comprese) ha mai dato una risposta. Ieri sera, su RaiTre, Massimo Giletti ha provato a dare alcune risposte o comunque a sollevare tanti altri sacrosanti dubbi su un meccanismo perfetto di depistaggi. Da alcune immagini confrontate si notano nei fondali, al fianco del relitto, alcuni solchi provocati da qualcuno o qualcosa prima che venissero effettuate le operazioni ufficiali. Inchieste, processi, ostacoli alle indagini, sentenze e tante zone d’ombra. Resta la certezza della tragedia che ha sconvolte e segnato per sempre la vita di numerose famiglie.

Chi ha perduto più parenti, praticamente tutto, è il mazarese Pasquale Diodato. Con quell’areo si sono inabissati in mare la moglie, tre figli e la cognata. Dopo quasi mezzo secolo l’uomo, che oggi ha 86 anni, ha occhi che parlando da soli e che gridano voglia di giustizia. Depistaggi che hanno provato e provano ancora a insabbiare tutto come la vera data della caduta, sui monti della Sila, in Calabria, di un aereo militare libico, un MIG, che probabilmente fu protagonista di una sorta di battaglia aerea che, per sbaglio, finì per abbattere il DC 9 con a bordo 81 persone, una trentina delle quali non si sono più trovate. Una notte strana, ma molto strana, con quasi tutti i centri radar dell’aereonautica che tutto d’un tratto andarono in manutenzione o in tilt. E sono davvero pochissime le tracce messe a disposizione dall’autorità giudiziaria.

Il mistero è accerchiato da altri misteri inquietanti: tutta una serie di morti sospette e di testimoni scomparsi che lo stesso giudice Rosario Priore, quello che fece un lavoro enorme, definì «Una casistica inquietante. Troppe morti improvvise». Incidenti stradali, infarti, impiccagioni in maniera innaturale,  scontri aerei tra frecce tricolori  e anche due omicidi di militari dell’aeronautica che, quella notte erano in servizio e che avrebbero dovuto deporre, come testimoni. Altro mistero nel 1988 quando arrivò una telefonata anonima alla trasmissione “Telefono giallo” di Corrado Augias e qualcuno dichiarava di essere stato «un aviere in servizio a Marsala la sera dell’evento della sciagura del DC9». L’anonimo riferì che quella notte, i presenti, li videro perfettamente. Soltanto che il giorno dopo il maresciallo responsabile del servizio ci disse praticamente di farci gli affari nostri e di non dare più seguito a quella vicenda. La verità è questa: ci fu ordinato di starci zitti”.