Violenza sessuale su figlia, accuse dal carcere. Condannato alcamese per calunnia

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Non si è mai pentito delle sue riprovevoli condotte ai danni della figlia minorenne, e per questo è tuttora in carcere, e per di più, dalle mura della sua cella, aveva inviato al giudice una lettera di durissime accuse e offese nei confronti del più grande dei suoi tre figli, poi deceduto in giovane età per un male incurabile.  La turpe storia è quella di un marito e di una moglie alcamesi, lui 62 ani e lei 57, arrestati e poi condannati con pene severe per violenza sessuale ai danni della figlia che all’epoca dei fatti denunciati, nel 2018, aveva soltanto 14 anni.  Sulla lettera inviata al tribunale si è poi aperto un altro processo per calunnia e l’alcamese A.A., queste le iniziali, ha subito un’altra condanna, questa volta per calunnia, a due anni e otto mesi di reclusione.

Per gli atti turpi sulla ragazza, invece, per l’uomo era stata emessa una pena a 12 anni e mezzo e per la moglie, M.F.P., a 10 anni e due mesi. Condanne confermate in Cassazione nel gennaio del 2021. Adesso la condanna per calunnia nei confronti del figlio maggiore, proprio quel ragazzo che aveva difeso a spada tratta la sorella vittima delle violenze sessuali e che lo aveva anche affrontato a muso duro. Il ragazzo poi è deceduto per un brutto male ma il processo è andato avanti con il fratello minore e la stessa sorella costituitisi parte civili difesi rispettivamente dagli avvocati Mary Mollica e Giovanna Melodia. Il tribunale, oltre alla condanna a due anni e 8 mesi ha disposto anche il risarcimento dei danni da parte del ‘padre orco’ ai due figli. I due ragazzi adesso abitano insieme dopo che la vittima, adesso maggiorenne, ha lasciato la casa protetta alla quale era stata affidata fino a qualche tempo fa. Hanno lasciato il quartiere popolare in cui vivevano e si sono trasferiti in un’altra zona di Alcamo.

Impossibile per loro dimenticare questa bruttissima storia e il dolore per il fratello ammalatosi, e poi deceduto, forse per la crudeltà della vicenda. Quando nel 2017 la ragazza trovò la forza, incoraggiata dai fratelli, di denunciare tutto alla polizia di Alcamo, raccontò testualmente: “Papà e mamma –entrano nudi nel mio letto”. La vittima aveva da poco compiuto 14 anni e da tempo era costretta a subire le violenze sessuali commesse ai suoi danni dai genitori-orchi.  Il successivo processo, in tutti i gradi, non cambiò mai rotta e le condanne per i coniugi alcamesi sono state sempre confermate.