“Mi hanno raccontato che dopo il terribile alluvione del 1976 che a Trapani provocò 16 vittime travolte dall’acqua e dal fango, si pianificò la costruzione di un invaso. Anche il carcere rappresenta un invaso per proteggere la città dal potere della mafia ma sappiamo che non basta.
Tutti dobbiamo lavorare, anche voi che siete al 41 bis, per creare le condizioni per proteggere la società dall’allagamento del male e delle mistificazioni”. Così il vescovo di Trapani Pietro Maria Fragnelli ai detenuti della sezione alta sicurezza “Jonio” del carcere di San Giuliano dove ha concelebrato l’eucarestia in occasione del pellegrinaggio della “Croce della misericordia” benedetta da Papa Francesco nel 2019.
La croce, giunta a Trapani dal carcere di Sciacca, è rimasta in città per un paio di giorni. Prima di essere consegnata al Carcere dell’Ucciardone di Palermo, è stata accolta nella parrocchia Cristo Re di Valderice, dove, nella Casa Canonica con il parroco e cappellano del carcere don Francesco Vivona, vivono degli ospiti in misura alternativa. La presenza della croce, dal forte significato simbolico, è stata occasione per brevi momenti di confronto e riflessione con operatori impegnati nel mondo carcerario, la comunità parrocchiale e il vescovo Fragnelli.
La “Croce della misericordia” nasce da una visita, nell’arile del 2017, di papa Francesco ai detenuti di Paliano, in provincia di Frosinone. I detenuti pensarono di realizzare proprio la grande croce, guidati da una volontaria, maestra iconografa, nel laboratorio promosso in carcere dalla Comunità di Sant’Egidio.