Vertici Cosa Nostra a Corleone, Cassazione conferma 4 condanne. Due rinvii

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Sono loro gli eredi del boss Bernardo Provenzano, coloro che hanno assunto il comando dello storico mandamento di Corleone dopo la morte di ‘Binnu lu tratturi’. Questa la verità processuale venuta fuori dalla sentenza della Cassazione che ha confermato  le condanne per quattro corleonesi arrestati, nel settembre del 2016, nell’ambito dell’operazione antimafia “Grande Passo 4” messa a segno dei carabinieri.

La Suprema Corte ha quindi confermato le condanne inflitte a Pietro Paolo Masaracchia, che dovrà scontare 8 anni e 4 mesi, all’ex custode del campo sportivo di Corleone, Antonino Di Marco (6 anni), a Bernardo Saportito (8 anni e 8 mesi) e a Vito Filippello (8 anni). Annullata con rinvio invece la condanna di Carmelo Gariffo, nipote prediletto di Provenzano, che in appello aveva subito quasi 15 anni di reclusione, e al quale, secondo i giudici, dovrebbe essere riconosciuta la continuazione con una precedente condanna (eventualità, questa, che farebbe diminuire la durata della pena detentiva).

Stessa decisione per Leoluca Lo Bue, già condannato a 9 anni ma per il quale va rivista, secondo la Cassazione, la responsabilità in relazione ad un’estorsione. Per i due, Gariffo e Lo Bue, sarà necessario celebrare un nuovo processo di appello. L’inchiesta “Grande Passo” era stata coordinata dall’aggiunto Demontis e dai sostituti Spedale e Maladoli. Dalle intercettazioni dei carabinieri era emerso come Gariffo, che già aveva scontato una lunga pena, avesse cercato di insidiare l’allora capo del mandamento di Corleone, Rosario Lo Bue.