Uso del teatro ‘Cielo’ di Alcamo, tutto in alto mare. “Piccolo” attende lumi

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La volontà di ritornare sul palcoscenico è tanta. Tra i settori più penalizzati dal covid 19, la pandemia non è finita e bisogna stare attentissimi, ed il teatro è uno dei settori più  penalizzati. Le recenti riaperture aprono il cuore alla speranza di compagnie  e attori. E la storica cooperativa Piccolo teatro di Alcamo con gli attori protagonisti della commedia L’eredità dello zio canonico ha ripreso le prove, regia di Franco Regina,  con la speranza di salire sul palcoscenico del teatro Cielo d’Alcamo il prossimo novembre per recuperare uno spettacolo della stagione 2019-2020. Ma le incertezze sono tante non per la disponibilità degli attori del Piccolo quanto per l’uso del teatro Cielo.

La  solita storia infinita di pubblici lavori consegnati, alla ditta che ha vinto l’appalto, nel novembre di un anno fa. Il progetto venne ammesso a finanziamento per un importo di 492.938, 28 euro.  Il l bando cui aveva partecipato il Comune di Alcamo con il progetto Lavori di manutenzione straordinaria con risparmio energetico dell’impianto di climatizzazione del Teatro Cielo d’Alcamo è rientrato nell’Azione, gestita dal Dipartimento Energia. I lavori avrebbero dovuto essere consegnati alla fine dello scorso mese di aprile. Invece hanno subito ritardi e interruzioni per l’arrivo dei pannelli, per perizia di variante e così via. Ormai molte attività si svolgono nell’aula magna dell’istituto tecnico, messa a disposizione della dirigente.

Per potere utilizzare il teatro Cielo occorre montare le tende, il sipario e quindi una energica operazione di pulizia. Ma per questi semplici interventi quanto si dovrà attendere ancora per potere finalmente utilizzare il teatro Cielo? Un interrogativo al quale è difficile dare risposta e ciò crea incertezze in quelle compagnie, soprattutto ad Alcamo al Piccolo teatro che da anni organizza un bel cartellone, che consente, soprattutto durante l’inverno, di rompere la monotonia delle serate spesso trascorse davanti ai televisori, che propinano spettacoli che definire spazzatura non rende bene l’idea.