Trapani: omicidio Purpura, “ergastolo per Savalli”

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“Salvatore Savalli è certamente colpevole ed è meritevole del massimo della pena prevista dall’ordinamento, cioè l’ergastolo”. E’ la richiesta del pubblico ministero Andrea Tarondo per l’uomo accusato dell’omicidio della moglie Maria Anastasi, uccisa al nono mese di gravidanza e bruciata nelle campagne di Trapani il 4 luglio 2012. Davanti alla Corte d’Assise di Trapani è imputata anche l’ex amante di Savalli, Giovanna Purpura, per la quale la Procura ha chiesto 27 anni di carcere. “Savalli – ha detto il magistrato che ha cominciato la sua requisitoria – è un soggetto che ha condotto una vita familiare all’insegna della violenza e che ha deciso senza remore di uccidere la moglie perché ritenuta un inciampo, un ostacolo alla sua relazione con la Purpura che per altro era iniziata da poche settimane”. Per il pm Tarondo l’imputato “non ha mostrato segni di ripensamento o la volontà di risalire dall’abisso in cui si era ricacciato. Ha avuto anche la pretesa – ha accusato – di prendere in giro magistrati e giudici fornendo versioni fantasiose, cambiando versione e offendendo la nostra intelligenza”. Nel corso del processo, a differenza di Giovanna Purpura, l’imputato si è rifiutato di rendere dichiarazioni. All’omicidio seguì il tentativo di distruzione del cadavere, cosparso di benzina e bruciato. “Purpura – ha ricostrito il pm – riferisce che Savalli vedendo che il corpo non si squagliava, le passa addirittura la zappa e le chiede di staccare la testa alla vittima”. Una volta lasciato il cadavere sul posto, i due rientrano a casa. “Qui Purpura ha un ruolo attivo nel prospettare ai figli quasi col sorriso sulle labbra che la madre è scomparsa”. Segue, infine, la messinscena della scomparsa della moglie e della spedizione con i figli orchestrata dagli amanti per cercarla in contrada Tangi. Per l’accusa si è trattato “senza dubbio di un delitto premeditato. A dimostrarlo, secondo il pm, la “freddezza agghiacciante” con cui Savalli il giorno del delitto, prima di uscire di casa con la moglie e l’amante, si fa consegnare dal figlio i guanti e un bidoncino di benzina, “elementi che si procura e che servono a garantirsi l’impunità”. L’imputato ha cambiato più volte la sua versione sui fatti e ha negato le sue responsabilità, ma per l’accusa “le macchie di sangue riscontrate sui vestiti e sulle scarpe che indossava dimostrano che sia stato lui a colpire la moglie”. Ventisette anni di reclusione e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici è la pena chiesta invece per Giovanna Purpura, l’amante di Savalli. Il ruolo svolto da Purpura nell’omicidio è stata ricostruito dal pm Sara Morri. “Giovanna Purpura – ha detto – era al corrente di quanto sarebbe accaduto ed era consapevole di quello che sarebbe stato il suo ruolo. Ha fornito un contributo fondamentale sotto il profilo sia materiale sia morale. E’ pienamente concorrente nell’omicidio”. I due ormai ex amanti si sono sempre accusati a vicenda con ferocia. La prima a lanciare le accuse fu proprio l’amante, che disse agli investigatori di aver visto uccidere Maria. Poi fu lui a rilanciare sostenendo che a impugnare il piccone fosse stata la donna.

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