Trapani – Mafia, rapina e ricettazione: 4 arresti

0
720

I carabinieri del ROS e del Comando provinciale di Trapani hanno eseguito questa mattina, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Procura distrettuale antimafia, nei confronti di quattro affiliati alle famiglie mafiose di Bagheria e Corso dei Mille (PA), indagati per rapina e ricettazione aggravate dalle finalità mafiose. Un’operazione che rientra nel quadro della complessiva manovra finalizzata alla cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro e al depotenziamento dei circuiti criminali attraverso il depauperamento delle risorse economiche del sodalizio. Si tratta della prosecuzione dell’operazione “Eden 2” che, nel 2014, che aveva acclarato il diretto coinvolgimento dei clan di Castelvetrano e Corso dei Mille di Palermo nella rapina, avvenuta nel novembre 2013 a Campobello di Mazara, ai danni di un deposito di una società di spedizioni A.G. trasporti, sottoposta a sequestro nell’ambito del procedimento di prevenzione ai danni dell’imprenditore palermitano Cesare Lupo, prestanome dei fratelli Graviano. In quell’occasione fu emesso un provvedimento cautelare a carico di 14 indagati, tra cui Girolamo Bellomo, cognato di Francesco Guttadauro e nipote acquisito della “primula rossa” di Castelvetrano. Recenti approfondimenti degli inquirenti, anche sulla scorta delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, hanno valorizzato gli elementi raccolti nell’indagine precedente sul coinvolgimento degli attuali indagati nella pianificazione ed esecuzione della rapina, e confermato la sua riconducibilità al quadro di un generale accordo tra le principali articolazioni di Cosa Nostra per la gestione di progetti delittuosi comuni, raggiunto dai capi detenuti e latitanti. È emerso, in particolare, il ruolo di Giorgio Provenzano, esponente di spicco del mandamento di Bagheria, il quale, su richiesta di Ruggero Battaglia, già finito in manette nell’operazione “Eden 2” e nipote di Ruggero Vernengo, uomo d’onore della famiglia di Corso dei mille, si sarebbe dato da fare per coinvolgere, tramite Francesco Guttadauro, la famiglia mafiosa di Castelvetrano nell’attuazione della rapina al deposito di Campobello,  reperire le auto e le pettorine con la scritta “polizia” e, in ultimo, definire le modalità di spartizione dei proventi del colpo a favore delle famiglie mafiose di Bagheria, Castelvetrano e Corso dei Mille. Il provvedimento colpisce, inoltre, Michele Musso e Domenico Amari che avrebbero fatto parte della banda dei rapinatori e Alessandro Rizzo, incaricato della vendita della merce rubata.