Trapani: furono condannati per truffa, due medici licenziati dall’ASP

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Erano stati condannati dal tribunale di Trapani, con sentenza del 10 dicembre 2013, a 5 anni e a 5 anni e 3 mesi di reclusione perché riconosciuti colpevoli di associazione a delinquere, truffa, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici. Due medici, entrambi in servizio all’Azienda sanitaria provinciale di Trapani, rispettivamente Giacinto Raspanti, dirigente medico di Neurologia al presidio ospedaliero di Trapani, e Angelo Rizzo, dirigente medico di Ortopedia al nosocomio di Marsala, sono stati licenziati dalla Direzione strategica aziendale. L’applicazione della sanzione del licenziamento senza preavviso è arrivata a conclusione del procedimento disciplinare avviato nei loro confronti dall’azienda il 26 aprile 2012 e riavviato l’11 agosto 2014. Il processo era nato nell’ambito dell’inchiesta denominata «Easy Crash», condotta nel maggio 2009 dal Comando provinciale della Polizia Stradale, che prese le mosse ad Alcamo riguardo ad una maxi truffa ai danni di compagnie di assicurazione, e al termine del quale furono condannate altre 12 persone. «Con la sentenza è risultata provata – si legge nel provvedimento – la penale responsabilità dei dipendenti per numerosi episodi di truffa e falso posti in essere nell’ambito di una associazione a delinquere finalizzata all’ottenimento di risarcimenti non dovuti da parte di compagnie assicurative, attraverso la presentazione di richieste di liquidazione corredate di false denunce e falsa documentazione, anche sanitaria, che a seconda dei casi prospettavano l’esistenza di sinistri in realtà mai verificatisi e pertanto di patologie inesistenti, o ingigantivano artatamente le conseguenze di incidenti reali ma di modestissima entità». I provvedimenti sono stati firmati dal direttore generale dell’ASP trapanese Fabrizio De Nicola, il quale ha dichiarato: “Dispiace dal lato umano ma sono stati commessi fatti in violazione dei doveri inerenti al pubblico servizio, e la qualifica rivestita all’interno della struttura pubblica ha agevolato la commissione di questi reati. Sebbene si tratti di sentenza di primo grado – spiega – è venuto oggettivamente meno il rapporto di fiducia tra amministrazione e dipendente e abbiamo ritenuto di applicare quanto previsto dal contratto collettivo di lavoro della dirigenza medica”.