Trapani, cimice al Palazzo di Giustizia

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Inquietante scoperta al palazzo di giustizia di Trapani: risalirebbe a dieci giorni fa il ritrovamento, da parte di un carabiniere addetto alla sicurezza, di una cosiddetta cimice piazzata accanto alla porta di ingresso dell’edificio. Non quella principale – ed è questo il particolare che desta più preoccupazioni- ma quella sul retro della struttura e riservata per ragioni di sicurezza al passaggio del procuratore e degli altri magistrati, per raggiungere la quale occorre attraversare un’area chiusa al pubblico. Una zona sorvegliata dalle telecamere, ma poiché la registrazione avviene a ciclo continuo, presto le immagini vengono rimpiazzate da altre. Pressoché impossibile risalire all’autore del gesto. Al minuscolo congegno che consente di ascoltare le conversazioni, che non sarebbe dello stesso modello in dotazione alle forze dell’ordine, mancavano i circuiti per la trasmissione del segnale audio, dunque così com’era non poteva funzionare ed è per questo che si pensa ad un atto dimostrativo da parte di qualcuno disposto anche a farsi scoprire pur far arrivare il suo messaggio. La scoperta è stata confermata dal procuratore capo Marcello Viola, che però non ha voluto commentare. L’episodio è solo l’ultimo di una serie. Ad agosto era stata recapita in procura una busta contenente una lettera con minacce di morte e, soprattutto, un proiettile calibro 9, indirizzata, però, ad un sostituto procuratore il cui nome non esiste fra quelli in servizio a Trapani. Lo scorso ottobre è stata manomessa la vettura blindata del sostituto procuratore Andrea Tarondo, parcheggiata nel cortile interno del Palazzo di giustizia, anch’esso video-sorvegliato. E poi le lettere di minacce indirizzate al procuratore capo Viola, da due anni a Trapani e che proprio nei giorni scorsi ha vinto il ricorso amministrativo al Consiglio di Stato e che, pertanto, rimarrà al suo posto. Poco dopo la sua nomina Viola fu inseguito per diversi chilometri e affiancato, in autostrada, da un’auto: gli occupanti, tutti incensurati sono stati identificati, ma la loro giustificazione – “avevamo fretta di raggiungere l’aeroporto” avrebbero dichiarato – non sembra ancora convincere del tutto gli inquirenti. Insomma le motivazioni perché, all’interno della Procura, la tensione sia alta ci sono davvero tutte.