TARI, ad Alcamo 600 cartelle non consegnate. Disservizi del postalizzatore e ritardi del Comune

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Sono tantissime le famiglie di alcamesi che a tutt’oggi, a un mese e mezzo dalla scadenza della prima rata, non hanno ancora ricevuto la cartella per il pagamento della TARI, la tassa comunale sui rifiuti. Il 17 settembre scorso, la dirigente del settore Tiziana Vinci aveva pubblicato un avviso sul sito del comune di Alcamo in cui rendeva noto che i documenti della riscossione della Tari sarebbero stati distribuiti a far data dal 21 settembre a causa di disguidi tecnici del postalizzatore. La notizia contenuta nell’avviso, però, non è mai stata divulgata agli organi di stampa così come mai è stato scritto da qualche parte che gli utenti, in caso di mancato arrivo delle cartelle, sarebbero dovuti andare in all’ufficio tributi per chiedere il duplicato.

Ad onor del vero i ritardi hanno riguardato sia gli adempimenti e la stampa dei documenti da parte degli uffici comunali che l’azienda di Bagheria che ha ottenuto l’incarico. Una situazione, che negli ultimi anni, si è ripetuta parecchie volte ad Alcamo con le cartelle dei tributi che pervengono dopo la scadenza. Cosa dovranno adesso fare gli alcamesi per mettersi in regola? In un periodo in cui sindaci e assessori sono molto avvezzi ad usare anche i social per le comunicazioni istituzionali, non si capisce perché mai nessuno ad Alcamo abbia comunicato ai cittadini cosa fare per entrare in possesso delle cartelle della TARI. L’ufficio finanze del Comune a breve dovrebbe pubblicare un avviso che spieghi cosa e come fare.

Dall’ufficio comunale competente si è registrato già un certo via vai di gente che, nel massimo rispetto del senso civico, è andata a ritirare i documenti per pagare il tributo. Ma se qualcuno non lo facesse, sarebbe perseguibile con sanzioni e provvedimenti? Un cittadino è tenuto a conoscere le scadenze delle numerose tasse che, ad enti diversi, deve versare? In quel famoso avviso del 17 settembre la dirigente Tiziana Vinci aveva scritto che iI non rispetto della scadenza del pagamento conseguente al ritardo del recapito non avrebbe provocato applicazioni di sanzioni e interessi. E per i casi ancora tali a tutto il 22 ottobre, dovrebbero essere circa 600, per di più senza alcuna comunicazione? L’avviso di un mese fa si concludeva con la frase: “Ci scusiamo per il disguido”. Sarebbe il caso di aggiungere: “Arrangiatevi”.