Studenti jatini in scuole partinicesi, mezzo incidente diplomatico

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Le scuole comunali, vale a dire materne, elementari e medie, di San Giuseppe Jato sono state chiuse per il propagarsi del coronavirus a causa, a quanto pare, di alcuni banchetti particolarmente affollati. Poi però gli studenti dello stesso centro, quelli in età di scuola superiore, vanno in altri comuni, soprattutto Partinico, per frequentare le lezioni

In merito a questa vicenda, che per certi versi sembra uno dei anti paradossi dell’emergenza sanitaria, hanno fatto discutere le circolari di tre Istituti superiori partinicesi che invitano, in maniera più o meno soft, studenti e personale scolastico jatini a “valutare l’opportunità di una loro presenza a scuola”. Soltanto una delle tre circolari parla comunque esplicitamente di San Giuseppe Jato, quella della dirigente scolastica del Liceo “Santi Savarino”, l’alcamese Enza Vallone proveniente dall’istituto comprensivo Nino Navarra.

Documenti analoghi sono stati redatti anche da altri due presidi di Partinico: Gioacchino Chimenti, del “Danilo Dolci”, e Francesca Adamo dell’Istituto “Orso Mario Corbino” (scuola che da ier ha sospeso le lezioni perché la stessa dirigente, anche lei alcamese, è risultata positiva al Covid-19).

Mentre le due scuole partinicesi a indirizzo professionale fanno genericamente riferimento ai territori in cui sono state prese misure restrittive per contenere i contagi, quella del Santi Savarino cita esplicitamente l’ordinanza del sindaco Rosario Agostaro che sabato scorso ha disposto la chiusura delle strutture scolastiche di San Giuseppe Jato. Il giorno dopo all’ordinanza la dirigente Enza Vallone ha invitato “gli studenti e il personale docente e Ata provenienti da quel Comune a valutare l’opportunità di una loro presenza a scuola”. L’eventuale assenza sarebbe stata comunque giustificata.

Non si tratta ovviamente di un cartellino rosso e nemmeno di un divieto d’ingresso, ma di un cortese invito a restare a casa. La circolare del liceo Santi avarino di Partinico, però, non è andata giù a studenti e famiglie, e nemmeno al sindaco Agostaro che ha chiamato telefonicamente la preside per segnalare come l’intervento sia discriminante. Alla fine, dopo la polemica, la maggior parte degli studenti jatini è comunque andata a lezione negli istituti di Partinico.