Alpauno

Strage di Alkamar e lettere di Vesco. Difformità di lessico fra un originale e quelle inviate a rivista (VIDEO)

La sorella Maria non si è mai data pace. Non ha mai creduto che il fratello si sia impiccato in carcere. In pochi, effettivamente ci credono. Come poteva farlo avendo soltanto una mano e mentre si trovava anche debilitato come forze fisiche? E’ questo uno dei misteri sulla strage della casermetta di Alcamo Marina e su Giuseppe Vesco, quello che, probabilmente, fu il fulcro dell’intera vicenda. La donna ha sempre raccontato che quando diede l’ultimo saluto al fratello non vide alcun segno di impiccagione sul collo. Qualche anno fa la donna, assistita dall’avvocato Santino Butera, morto da poco prematuramente, ottenne dopo molte peripezie e difficoltà di far riesumare quel cadavere che, effettivamente, aveva una mano sola. Il legale, però, non è mai riuscito a fare effettuare l’esame del DNA su quei resti che, fra l’altro a suo tempo, non subirono nemmeno l’esame autoptico.

Un altro mistero riguarda le modalità e il bagaglio culturale con cui Giuseppe Vesco scriveva le sue lettere. Da questo documento originale, giratoci dalla sorella di Vesco su interessamento di Stefano Santoro, il video-operatore che dall’altro lato dell’Oceano si danna l’anima per trovare la verità, si evince un uso corretto dell’italiano ma un lessico certamente diverso, diametralmente opposto, a quello delle lettere pervenute all’epoca alla rivista ‘Anarchismo’ e scritte ipoteticamente da Giuseppe Vesco. Poteva l’alcamese avere rapporti con l’anarchico Alfredo Maria Bonanno? E allora chi inviò quelle lettere alla rivista catanese? Epistole che vennero sequestrate dalla sede del giornale ‘Anarchismo’ dai carabinieri di Trapani come si evince anche da un articolo dell’epoca. Perché non venne fatta una perizia? Vesco scrive di Sirignano ma come faceva a saperlo visto che sarebbe stato portato in quella caserma incappucciato?

Nella lettera autografa e originale che il giovane inviò alla famiglia, gli altri indagati vengono chiamati ‘amici’. Giuseppe Gulotta, però, poi assolto dopo il processo di revisione, ha sempre sostenuto che incontrò Vesco soltanto una volta nonostante, aggiungiamo noi, abitassero nello stesso quartiere. Misteri su misteri così come quello della mancata riapertura delle indagini sulla strage di Alcamo Marina e sulla morte di Giuseppe Vesco o della conoscenza di quelle lettere da parte di Renato Olino, ex carabiniere che poi consentì la revisione dei processi, l’assoluzione di tutti gli imputati e i relativi risarcimenti, visto che ‘Anarchismo’ non era una rivista conosciuta all’opinione pubblica? Interrogativi finora rimasti tale dopo 47 anni. Maria Vesco non si dà pace e chiede anche di interrogare padre Mattarella con il quale il fratello, mentre era in carcere, si confidò.

 

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