Strage di Alcamo Marina, Gulotta chiede allo Stato 66 milioni di risarcimento

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byIl ricordo sempre vivo per l’eccidio nella casermetta di Alcamo Marina, dove vennero assassinati due giovani carabinieri. Era la notte del 26 gennaio del 1976. Cerimonie ogni anno per mantenere sempre vivo il ricordo. Celebrazione domani della santa messa domani alle 10 alla Stella Maris. Deposizione di un a corona di fiori, durante la solenne cerimonia alla presenza di autorità civili, militari e religiose, davanti alla Stele. La statale 187 intitolata a Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta. Presto anche la cittadinanza onoraria da parte del Comune di Alcamo. E domani pomeriggio alle 17 presso il bar Nannini Stefano Santoro, alcamese. reporter che vive a New York, presenterà una sua inchiesta sulla vicenda della strage chiedendo verità per Apuzzo e Falcetta. Sarà presente l’ex brigadiere dei carabinieri Renato Olino, che con le sue rivelazioni ha consentito di far annullare sentenze, che hanno consentito la revisione dei processi con i quali sono stati scagionati i presunti autori dell’eccidio.  Ma la strage di Alcamo Marina continua a rappresentare uno dei tanti misteri d’Italia. Dopo 43 anni restano sconosciuti mandanti ed esecutori. Ora alla vicenda si aggiunge l’ennesimo e nuovo capitolo giudiziario. Infatti ha citato per danni il ministero della Difesa e in particolare forse per la prima volta nella sua ultracentenaria gloriosa storia l’Arma dei carabinieri, l’Istituzione più amata dagli italiani.  A firmare la citazione con la richiesta di un risarcimento di 36 milioni, “per danni esistenziale”  Giuseppe Gulotta, che  nel gennaio del 1976, allora diciottenne,  venne arrestato come uno dei componenti del commando che trucidarono nella casermetta di Alcamo Marina, l’appuntato Salvatore Falcetta e il carabiniere Carmine Apuzzo. Chiesto anche il risarcimento “per ingiusta detenzione in carcere, per ulteriori limitazioni della libertà, l’obbligo di soggiorno a Certaldo, rimborso per spese legali sostenute per il processo di revisione”, più interessi ad altro la richiesta ammonta a 66 milioni e 274 mila euro.Giuseppe Gulotta ha trascorso in carcere oltre 22 anni da innocente, come sancito nei vari gradi dei processi di revisione e con sentenze passate in giudicato. Gulotta, assistito dagli avvocati Saro Lauria e Pardo Cellini, ha citato anche il ministero dell’Interno, la Presidenza del consiglio dei ministri, il ministero dell’Economia e finanze e tre carabinieri, da tempo in pensione, Giovanni Provenzano, residente a Palermo, Giuseppe Scibilia, residente a San Pier Niceto, Messina, e Fiorino Pignatella, residente a Lecce. Per i tre è scattata la prescrizione per il reati di sequestro di persona e lesioni gravissime. L’inizio del processo è stato fissato per il prossimo tredici giugno davanti ai giudici del tribunale civile di Firenze. Un atto di citazione di quaranta pagine in cui racconta il suo calvario per una vicenda che gli cambiò la vita. I processi di revisione sono stati celebrati dopo le indagini scaturite  dalle rivelazioni nel 2008 ad un periodico trapanese, dell’ex  brigadiere dei carabinieri Renato Olino, presente nella casermetta di contrada Sirignano, quella notte del febbraio del 1976, quando sotto torture Giuseppe Gulotta,  Gaetano Santangelo e Vincenzo Ferrantelli, stremati per la scariche elettriche subite e per essere stati costretti con la forza ad ingurgitare acqua e sale, confessarono quel duplice omicidio, che non avevano mai commesso. Durante i processi ritrattarono le confessioni ma non vennero creduti dai giudici: Giuseppe Gulotta venne condannato all’ergastolo. Inflitti quattordici anni a Santangelo e Ferrantelli, che fuggirono in Brasile, dove ancora vivono e si sono rifatti una vita. Ergastolo anche a bottaio di Partinico Giovanni Mandala: in un magazzino furono rinvenute le divise dei carabinieri asportati dalla casermetta. Ad accusarli un enigmatico personaggio: Giuseppe Vesco,  morto suicida nel carcere di Trapani. Si tolse la vita appendendo una corda ad una trave nonostante avesse una sola mano. L’altra l’aveva perduta a causa di un ordigno bellico trovato in campagna. Il nuovo processo nasce da una delle motivazioni della sentenza della Cassazione. Giuseppe Gulotta ha già ricevuto dallo Stato il risarcimento di sei milioni e mezzo di euro “a causa dell’errore giudiziario e per l’ingiusta detenzione” . Secondo la Suprema corte per le torture e fatti illeciti subiti durante la fase delle indagini, seguite alla strage nella casermetta, la responsabilità ricade su chi li ha commessi. Quella notte ad “interrogare” i tre giovani furono militari dell’Arma. Sempre secondo i giudici il danno morale e biologico va liquidato in altra sede. Da qui la richiesta del risarcimento, presentata dagli avvocati Cellino e Lauria con udienza fissata davanti ai giudici del tribunale civile di Firenze. Giuseppe Gulotta venne condannato all’ergastolo dalla Corte d’assise d’appello di Catania il 19 settembre del 1990. Fu definitivamente scagionato da tutte le accuse nel marzo di tre anni fa durante il processo di revisione celebrato davanti ai giudici della Corte d’assise d’appello di Catania.  Ha scontato buona parte della condanna nel carcere di San Gimignano, provincia di Siena, e oggi vive a Certaldo (Firenze) circondato dall’affetto della moglie e da tutti i familiari. Con la somma riscossa ha aiutato la parrocchia di Certaldo, che gli è stata sempre vicina ed ha raccontato in un libro la sua terribile storia. Anche Ferrantelli e  Santangelo che per l’ingiusta detenzione hanno avuto il risarcimento di un milione e 100 euro ciascuno e gli eredi di Mandalà, (sei milioni e mezzo) deceduto in carcere, “citeranno per i danni morali e biologici subiti nel lunghissimo calvario- dice l’avvocato Saro Lauria l’Arma dei carabinieri”.