Stoccaggio rifiuti nucleari. Si torna a parlare di due siti in provincia di Trapani, uno a Calatafimi

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Trapani, Calatafimi-Segesta, sono due dei 5 siti in Sicilia  individuati  e ritenuti idonei allo stoccaggio dei rifiuti nucleari. La mappa delle cinque località siciliane contiene gli stessi luoghi indicati nel gennaio  2021 e comunicati nei giorni scorsi al ministero della Transizione Ecologica, insieme agli altri siti in tutta Italia che formano la proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (Cnai) ad ospitare il Deposito nazionale per i rifiuti radioattivi e Parco tecnologico. La Sogin è la società pubblica responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare. La pubblicazione della Cnai avvierà  ora la fase di concertazione che ha l’obiettivo di raccogliere le manifestazioni di interesse, non vincolanti, a proseguire il percorso, da parte delle Regioni e degli enti locali, nei cui territori ricadono le aree idonee, con l’obiettivo di arrivare a una decisione condivisa del sito nel quale realizzare il Deposito nazionale. Già lo scorso anno la pubblicazione della mappa sollevò diverse polemiche in Sicilia. La Regione e i sindaci dei 5 Comuni coinvolti pubblicarono un documento per dire no all’ipotesi di realizzare in Sicilia il deposito.

La Regione presentò anche un contro-studio, rispetto a quello della Sogin, per bloccare la scelta, inviando la relazione alla Presidenza del Consiglio e alla Sogin. Il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi è una struttura con barriere ingegneristiche e barriere naturali poste in serie che consentirà la sistemazione definitiva di circa 78 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività. Sono sei anni che si attendeva una lista delle possibili zone in cui l’Italia dovrà costruire il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, quelli che nessuno vorrebbe. Un anno fa si levò un coro di proteste da parte di politici, associazioni e cittadini ma che non hanno sortito alcun effetto. L’onorevole Eleonora Lo Curto fra l’altro dichiarò di volere indire un referendum. Non se ne fece nulla, così come delle iniziative da intraprendere strepitate ai quattro venti da tutti i partiti politici. Non è la prima volta che questa zona è interessata da questo tipo di operazioni, ricordiamo il progetto di Gallitello dove doveva sorgere un impianto privato di smaltimento rifiuti, in una zona che è di fatto il “granaio di Calatafimi” e che avrebbe distrutto le colture biologiche e messo in ginocchio l’agricoltura della zona. Ora il problema si ripropone.