Speronamento Nuova Iside, arrestati ufficiali e armatore petroliera

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la petroliera "Vulcanello M."

Il comandante e il terzo ufficiale di coperta della motonave Vulcanello, rispettivamente Gioacchino Costaiola e Giuseppe Caratazzolo, sono stati arrestati dalla Guardia costiera al termine dell’indagine della procura di Palermo sulla scomparsa del motopesca Nuova Iside, della marineria di Terrasini, affondato il 12 maggio 2020 a largo di San Vito Lo Capo e in cui persero la vita i tre membri dell’equipaggio, Matteo, Vito (padre e figlio) e Giuseppe Lo Iacono. I due ufficiali, finiti in carcere, sono indagati per omicidio e naufragio colposo. Arresti domiciliari invece per l’armatore della Vulcanello M, Raffaele Bruno, accusato di frode processuale e favoreggiamento personale.

Dopo la tragedia le ricerche condotte dai mezzi aeronavali della Guardia Costiera di Palermo consentirono in pochi giorni di recuperare i corpi di due membri dell’equipaggio e, successivamente, con l’ausilio di unità navali specializzate della Marina Militare, di individuare il relitto del motopesca. Il corpo del terzo membro, il comandante Vito Lo Iacono, venne poi rinvenuto un mese dopo il naufragio  sulla spiaggia calabrese di San Ferdinando e mesi dopo riconosciuto attraverso il dna dei familiari. I parenti dei Lo Iacono, dopo gli arresti, hanno dichiarato: “Quanto successo in queste ore ci dà la conferma di quello che già sapevamo. Adesso confidiamo nel lavoro della magistratura perché noi vogliamo piena giustizia. I nostri cari non torneranno più ma chi ha sbagliato è giusto che paghi”.

La tragica vicenda risale al 13 maggio scorso quando il peschereccio terrasinese “Nuova Iside”, aveva inviato un May-day. L’allarme fu raccolto dalla Capitaneria di porto. Le ricerche vennero avviate nel tratto di mare fra Ustica e San Vito Lo Capo. L’equipaggio composto da Matteo Lo Iacono, dal figlio Vito e dal cugino Giuseppe, aveva inviato l’ultima comunicazione ai familiari, tramite WhatAapp, la sera del 12 inviando la posizione in cui si trovava l’imbarcazione, al largo di San Vito Lo Capo, e dicendo che stavano per avviarsi al ritorno. Poi ci sarebbe stato l’impatto con la petroliera che ha portato agli arresti di ieri. Il corpo di Giuseppe Lo Iacono, 33 anni, padre di 4 figli, venne recuperato il 14 maggio; quello del 53enne Matteo, due giorni dopo, quello di Vito, il più giovane, un mese dopo in Calabria ma, dopo gli esami, l’identità del cadavere venne comunicata alle famiglie il 9 dicembre. Il 19 giugno l’individuazione del relitto del peschereccio, a 1360 metri di profondità, a 30 miglia dalla costa palermitana. Il recupero del relitto non è stato ancora deciso, perché ritenuto dallo Stato troppo costoso, nonostante i parenti delle vittime e il loro avvocato Aldo Ruffino lo richiedano da tempo.