Sodalizio criminale per smaltire rifiuti pericolosi. Coinvolte aziende di Alcamo, Borgetto e Partinico

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2030

Sequestri a carico di sedici persone e di sei aziende, fra le quali quattro di Alcamo, sono stati effettuati dai carabinieri forestali del Centro Anticrimine Natura di Palermo, su richiesta della DDA di Palermo, nell’ambito di un’operazione che ha scoperto un’associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti. Le indagini hanno avuto come epicentro propio Alcamo ma hanno raggiunto anche Borgetto, Partinico, San Giuseppe Jato, Bagheria e Palermo. Indagini e sequestri hanno riguardato le aziende alcamesi Milotta Group, MetalRottami, ‘Asta e Aste’ e InoxFer nonché Gromari di Partinico e Al.Ta. Servizi di Borgetto.

I controlli, avviati dal N.I.P.A.A.F. dei carabinieri di Palermo nel febbraio del 2019 e proseguite fino al dicembre 2020 sotto il coordinamento della D.D.A. hanno consentito di accertare l’esistenza di un sodalizio criminale operante nel settore della raccolta, trasporto, gestione, recupero e smaltimento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi. Tali rifiuti (parti meccaniche di autoveicoli, batterie al piombo, rottami ferrosi, metalli non ferrosi, imballaggi metallici, apparecchiature elettriche ed elettroniche) venivano conferiti presso gli impianti delle aziende sia da soggetti privati, sia da ditte non autorizzate alla raccolta e al trasporto, privi dei necessari formulari e –  senza alcun tipo di trattamento – venivano miscelati tra loro per poi essere venduti come rifiuti ferrosi non pericolosi.

La quantità di rifiuti oggetto del traffico, soltanto per 2019 e 2020, ammonta ad oltre 3.000 tonnellate ed avrebbe procurato un ingiusto profitto quantificabile in oltre 300.000 euro. i carabinieri forestali hanno anche sequestrato due delle sei aziende coinvolte nell’operazione, affidate ad un amministratore giudiziario, 16 autocarri utilizzati per i traffici di rifiuti  e somme per 153.000 euro. Inoltre, all’interno di una delle aziende sequestrate, sono stati rinvenuti 300 metri cubi di rifiuti speciali pericolosi che non avrebbero potuto fare in quell’impianto perché non autorizzato al trattamento. Tra i rifiuti rinvenuti autoveicoli non bonificati, completi di plastiche, vetri, apparecchiature elettroniche, residui di olii esausti e di olio d’oliva, vernici già in parte convogliate all’interno dei canali di scolo delle acque piovane con evidente pregiudizio all’ambiente.