”L’istruttoria dibattimentale svoltasi nel presente processo ha permesso di mettere in luce elementi di prova tali da sostenere fondatamente l’affermazione della penale responsabilità degli odierni imputati per tutti i fatti che sono stati loro contestati”. Queste le parole del pubblico ministero a conclusione della sua requisitoria nel processo che vede 16 imputati quasi tutti alcamesi. La sentenza è prevista per il prossimo primo luglio. La vicenda riguarda l’inchiesta di sei anni fa sullo smaltimento di rifiuti. Le pene più pesanti, 4 anni e tre mesi, sono state chieste per due funzionari di Energetikambiente, che finirono ai domiciliari a conclusione dell’indagine dei carabinieri forestali del Centro anticrimine natura di Palermo, della Direzione distrettuale Antimafia. Quattro anni e tre mesi chiesti dal Pm per il 57enne alcamese Benedetto Cottone, procuratore di secondo livello con mansioni di capo-cantiere dell’impresa che da circa un decennio, prima con la denominazione di Aimeri Ambiente, si occupa della raccolta dei rifiuti ad Alcamo. Stessa pena per l’architetto Giovanni Maria Picone, 54 anni di Erice, responsabile operativo della stessa azienda per l’Italia meridionale. Per altri tredici imputati chiesti tre anni mentre per Energetikambiente sollecitati sanzioni pecuniarie per 600 quote e interdizione dell’esercizio di attività. Le richieste del Pm a conclusione della requisitoria nel processo davanti al giudice Gian Gaspare Camerini della IV Sezione del tribunale di Palermo in composizione monocratica.
Per gli altri imputati, quasi tutti dipendenti della stessa ditta, chiesti tre anni. Si tratta di Adriano Stellino, Francesco D’Angelo, Federico Cutino, Gaetano La Rocca, Alessandro Adamo, Salvatore De Martino, Pietro Caputo, Maurizio Butera, Salvatore Vicari, Simone Mancuso, Salvatore Russo, Gioacchino Adragna e Gaspare Lipari. Debbono rispondere a vario titolo di traffico illecito di rifiuti e inquinamento ambientale. Decisive per le indagini sono state le intercettazioni telefoniche e la registrazione di immagini. Le indagini scattate nel settembre del 2018 sono state condotte dai carabinieri del Nipaaf, il Nucleo investigativo polizia ambientale agroalimentare e forestale sotto la direzione dei procuratori Sabella, Scaletta e Siani. Secondo l’accusa per diverso tempo sono andati avanti lo sversamento abusivo del liquido prodotto dalla frazione organica dei rifiuti e la dispersione delle terre da spazzamento prelevate durante la pulizia delle strade. In questa maniera da un lato, secondo le indagini, veniva procurato un significativo abbattimento dei costi in favore di Eenergetikambinete, dall’altro si causavano “evidenti deterioramenti all’ambiente costantemente sottoposto agli illeciti sversamenti”. Le operazioni inquinanti sarebbero state effettuate in un’area, fra i comuni di Balestrate e Partinico, originariamente destinata ad autoparco aziendale della stessa azienda ma poi impiegata come centro “occulto” di stoccaggio e smaltimento di rifiuti speciali ed urbani pericolosi e non.