Siciliana Bituminosi di Valderice, primo acconto per ex lavoratori. Nove anni di attesa

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Ci sono voluti nove anni di attesa e numerose proteste dei sindacati perché gli ex lavoratori della “Siciliana inerti e bituminosi” abbiano potuto ricevere un primo acconto, pari a circa il 30%, sugli stipendi arretrati a partire dal 2014. Gli ex dipendenti dell’azienda confiscata a Tommaso Coppola (detto “Masino”), arrestato nel 2005 e condannato per aver pilotato appalti per conto di Matteo Messina Denaro, attendevano da 24 a 18 mensilità di arretrati a cui si aggiunge il Tfr.

A seguito della confisca, l’azienda era stata affidata alla gestione dell’amministrazione giudiziaria e sotto quest’ultima, era sopraggiunto il fallimento nel 2014. Nove anni di attese e proteste quelle portate avanti dagli ex lavoratori dell’azienda, gran parte di questi provenienti da Trapani e Valderice, creditori di una somma che ammonterebbe, in totale, a circa 600 mila euro. Le proteste, sostenute anche dalla Fillea Cgil, erano iniziate già lo scorso aprile per giungere a un incontro in Prefettura nel mese di ottobre. In quella occasione il responsabile dei beni confiscati, Giuseppe Quattrone, aveva rassicurato lavoratori e sindacalisti circa il pagamento delle somme dovute che sarebbe dovuto avvenire lo stesso mese di ottobre dello scorso anno. Promesse, inizialmente, disattese che hanno mobilitato i ventuno ex dipendenti della Siciliana Bituminosi ad organizzare, lo scorso dicembre, un sit in di protesta e chiedere nuovamente l’intervento del Prefetto di Trapani, Filippina Cocuzza.

Alla manifestazione aveva partecipato anche l’alcamese Enzo Palmeri, ex segretario provinciale della Fillea Cgil e adesso membro della segreteria generale dello stesso sindacato.  “Questo primo passo in avanti – ha dichiarato adesso l’attuale segretario provinciale della Fillea Cgil, Gaspare Giaramita – dà fiducia e speranza agli ex lavoratori di poter recuperare tutte le somme arretrate. Adesso, attendiamo che l’Agenzia venda tutti i beni del patrimonio aziendale confiscato, così da saldare i creditori e, in particolare, i lavoratori”.