All’età di 70 anni si è spenta una delle bandiere del calcio che, per di più di un ventennio, aveva fatto entusiasmare le tifoserie. Giovanni Rappa, borgettano, un attaccante che ha dominato la scena con estro, determinazione e reti. Piccolo di statura aveva però anche nel colpo di testa uno dei suoi punti forti. Quasi 350 presenze in serie C la dicono lunga sulle sue doti calcistiche. Prima atleta e poi allenatore, ha mosso i primi passi da professionista nel Siracusa dove ha militato per quattro stagioni. Poi la Reggina, sempre in C, e il Catania di Angelo Massimino. Richiesto da numerose società Giovanni Rappa ha quindi continuato la sua carriera, sempre tra i professionisti, a Cosenza, Brindisi, nella Paganese, nella Nissa per poi tornare, nel 1984, a Siracusa. Decise poi di appendere le scarpette al chiodo a casa sua, nel Partinicaudace, dove in Serie D, nel campionato 1989 – ‘90 ricoprì il duplice ruolo di allenatore e calciatore. Qui giocò al fianco di quel Tranino vasari che di lì a poco sarebbe diventato uno dei più amati attaccanti del Palermo. Poi, nonostante il patentino di allenatore Uefa A, il borgettano si era dedicato anche a fare il direttore sportivo per poi aprirsi un’attività commerciale di articoli sportivi nella sua Borgetto. Attività poi portata avanti dai suoi figli anche con altri punti vendita. In un’intervista alla “Gazzetta dello Sport“, Giovanni Rappa ricordava così il suo arrivo nel club rossoazzurro: “A
Catania ho bellissimi ricordi; arrivai in città nel mese di ottobre, l’allenatore era Capelli ed il Presidente, il grande Angelo Massimino. Sfiorammo la promozione in serie B che mancammo alla penultima giornata, quando perdemmo a Pisa per due a uno. Sognavo la B anche di notte e quell’anno davvero ci sono andato vicino. Anche con la Paganese ho dei ricordi bellissimi. Un grande calciatore che, assieme ad altri mostri sacri de calcio siciliano come gli alcamesi Vaccaro e Mangiapane, ai tempi d’oggi avrebbe potuto giocare tranquillamente in B se non addirittura in serie A.