Alpauno

Sensori glicemici a singhiozzo, il caso di una calatafimese denuncia i limiti del sistema

A Calatafimi una donna affetta da diabete di tipo 1 ha denunciato nei giorni scorsi disservizi nella fornitura dei sensori glicemici Freestyle Libre, dispositivi essenziali per il monitoraggio costante della glicemia. Anna, questo il nome della paziente calatafimese, si è vista prescrivere 26 sensori per il 2025 in occasione della visita diabetologica dello scorso 7 gennaio. Tuttavia, la distribuzione si è rivelata tutt’altro che regolare: quattro sensori a gennaio, due a febbraio, sette a marzo, e dopo uno stop di due mesi, tre a giugno. La fornitura è gestita dalla farmacia ospedaliera di Alcamo, aperta solo sei ore a settimana e distante diversi chilometri dalla sua abitazione. Ogni ritiro comporta permessi lavorativi, spostamenti e un carico organizzativo che rende il sistema poco sostenibile.

La causa dei ritardi risiede in un ricorso presentato nei mesi scorsi da una delle aziende escluse dalla gara d’appalto indetta dall’ASP, motivato da presunti aggiornamenti tecnologici non in linea con il bando. Il ricorso è stato respinto, ma ha comunque comportato un rallentamento nella distribuzione durato due mesi. Il sindaco di Calatafimi si è interessato alla vicenda e ha sollecitato un intervento. Dal canto suo, l’ASP Trapani sta valutando l’introduzione di una modalità di consegna domiciliare per questo tipo di presidi. Un’ipotesi che potrebbe alleggerire l’impatto logistico per i pazienti, soprattutto nelle aree interne. Un sensore può costare fino a 150 euro se acquistato privatamente. Per questo la distribuzione pubblica resta fondamentale, anche alla luce dei dati clinici che ne dimostrano l’efficacia nel controllo metabolico e nella prevenzione di ricoveri. Il caso di Anna è emblematico di una criticità strutturale: se da una parte è legittimo che un’azienda ricorra alle vie legali per provare a far valere i suoi diritti, è impensabile che questo comporti come conseguenza un accesso a singhiozzo a presidi ormai considerati standard di cura per tanti pazienti.

Exit mobile version