‘Scialandro’ abbreviato, chiesti 100 anni di carcere. Ordinario, processo a dicembre

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La Procura della Repubblica ha chiesto complessivamente più di 100 anni di carcere per i 10 imputati coinvolti nell’operazione antimafia Scialandro, messa assegno nell’ottobre dello scorso anno, che hanno deciso di essere giudicati con il rito abbreviato. Il processo si celebra a Palermo innanzi al giudice Rosario Di Gioia. Il blitz della DIA e dei carabinieri ha interessato i territori di Custonaci, Valderice e Trapani e rivelato il ruolo ancora attivo delle famiglie mafiose locali, pure nell’indirizzare alcune scelte delle pubbliche amministrazioni. Tra gli imputati, l’ex vicesindaco di Custonaci, Carlo Guarano. Per il politico, componente della giunta Morfino, sono stati chiesti 11 anni di reclusione. Dieci anni anche per Giuseppe Costa, colui che avrebbe messo a disposizione l’immobile dove venne nascosto il piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito, rapito e disciolto nell’acido negli anni 90 per ordine di Giovanni Brusca. Costa, condannato, già condannato nel 2021 a 12 anni di carcere per altri reati, è accusato di rivestire un ruolo importante nelle dinamiche mafiose trapanesi. La procura ha chiesto anche quindici anni per Vito Manzo e Giuseppe Maltese, dodici anni per Gaetano Barone, Luigi Grispo, Santo Costa, Paolo Magro e Roberto Melita, quattro anni per Andrea Internicola. In generale i principali reati contestati sono quelli di associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni. Secondo le indagini dell’operazione Scialandro, inoltre, Custonaci sarebbe stata governata, nella stagione politica antecedente al voto amministrativo della primavera 2023, da una giunta parallela, dove cosa nostra avrebbe avuto ampi spazi di manovra. Dovrà intanto ancora partire il processo ordinario dinanzi al Tribunale di Trapani. Hanno scelto questo rito gli imputati Armando Bonanno, Gaetano Gigante, Francesco Lipari, Giuseppe Maranzano, Mario Mazzara, Mariano Minore, Francesco Todaro e Giuseppe Zichichi.