‘Ruina’. Chiesti 78 anni di carcere, 20 per Pidone e 16 per Barone. Prosciolto Accardo

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È stata definitivamente archiviata la posizione di Antonino Accardo, ex sindaco di Calatafimi/Segesta che, dopo il suo coinvolgimento nell’operazione Ruina rassegnò, nel dicembre del 2020, le dimissioni da primo cittadino. Le accuse a carico dell’ex sindaco sono decadute perché rivelatesi prive di fondamento. Intanto il processo ‘Ruina’ sta per arrivare a sentenza. Il verdetto è previsto per il prossimo 31 ottobre. Nella sua requisitoria il Pm della Procura di Palermo Pierangelo Padova ha chiesto complessivamente 78 anni di carcere per i tredici soggetti coinvolti. L’indagine, condotta dalla Squadra mobile di Trapani, ha fatto luce su un sistema di collusioni tra mafia e politica, con epicentro tra Calatafimi e i comuni circostanti. Tra le richieste di condanna più pesanti, spiccano i 20 anni per il boss di Calatafimi Nicolò Pidone e 16 anni per il dirigente comunale di Trapani Salvatore Barone. Quest’ultimo è accusato di avere favorito la famiglia mafiosa di Calatafimi, occupandosi di questioni economiche legate alla cantina Kaggera, che risultava coinvolta in operazioni illecite finalizzate al riciclaggio e alla gestione di affari economici. Tra gli altri imputati, il Pm ha chiesto 10 anni per Giuseppe Aceste e Stefano Leo, accusati di partecipazione a un’organizzazione mafiosa, mentre per Giuseppe Fanara e Leonardo Urso la richiesta è di 13 anni ciascuno. Le indagini, scaturite nell’operazione del 2020,  hanno messo in luce una stretta connessione tra mafia, politica e affari, con particolare riferimento all’influenza della famiglia mafiosa di Vita, capeggiata da Calogero, e alla gestione delle attività economiche locali attraverso accordi pilotati. Martedì prossimo le arringhe degli avvocati difensori e giovedì 31 ottobre la sentenza.