Rifiuti, costi del servizio lievitati. Covid e ARERA rinviano “mazzata”, consiglio vara PEF

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ALCAMO – Con il parere contrario dell’opposizione, il consiglio comunale di Alcamo ha varato il PEF (Piano Economico Finanziario) della raccolta dei rifiuti. Un servizio che, secondo l’impegno elettorale del 2016, sarebbe dovuto scendere di 1.200.000 euro come costi e che invece, al termine del mandato, si ritrova un ‘buco’ di circa un milione e mezzo. A brevissimo, anche per le bollette della TARI, non cambierà nulla perché i comuni italiani potranno tenere conto della particolarità dell’anno in corso e delle condizioni determinate dal Covid.

Al momento della discussione del PEF è comunque venuta fuori una discrasia fra il parere del collegio dei revisori dei conti e la dirigente del settore finanze Tiziana Vinci. L’alto burocrate ha spiegato che i fondi per il Covid e l’emergenza causata dal virus sono riusciti a pianificare i conti. L’opposizione non ha comunque votato il PEF anche perché i maggiori costi del servizio dovranno molto probabilmente essere spalmati per gli esercizi finanziari 2012, 2022 e 2023, anche sull’ammontare delle bollette.

D’altro canto sui servizi e sui tributi comunali soprassiede il lavoro dell’ARERA (Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente) che, per quanto riguarda la TARI, ricorda che occorre sempre considerare l’incidenza sugli utenti domestici e non domestici, valutando al tempo stesso il ruolo centrale che ricopre nelle entrate degli enti locali. Insomma una bella e pesante ‘patata bollente’ che si troverà fra le mani il prossimo sindaco di Alcamo. Carica per la quale concorrerà anche l’uscente Domenico Surdi.

La cifra sforata nel servizio di raccolta dei rifiuti è comunque alquanto esorbitante e causata sia dalle responsabilità delle Regione e da una crisi del settore sempre attuale, ma anche dalle scelte spesso poco condivisibili del sindaco, dei suoi assessori e dei dirigenti in materia di rifiuti. Proroghe su proroghe, ridisegno dei servizi richiesti alle varie ditte incaricate, quasi un anno di stop alla differenziazione o comunque di conferimento separato fra Rsu ed organico, lentezza nel reperimento delle piattaforme, hanno fatto lievitare costantemente i costi.

A pagarne le conseguenze saranno i cittadini ai quali, ovviamente, in questo periodo di estrema crisi economica non si poteva propinare alcun aumento della Tari. I fondi per la crisi Covid potrebbero dare una mano nell’evitare mazzate salatissime. Ma fino a che punto? Aleggia sempre la ‘mannaia’ dell’ARERA che prevede anche la redistribuzione sulle tasche di chi paga della mole di tributo evaso dagli altri utenti. Insomma ritocchi verso l’alto alle bollette potrebbero arrivare dalla prima rata del 2021.

Servizio e appalto dei rifiuti, con relativi costi, saranno argomenti che certamente, come già capitato nel 2016, verranno posti al centro dei temi più importanti della campagna elettorale per le amministrative previste per la prossima primavera. (potrebbero anche slittare a ottobre). Intanto, sempre per il nuovo anno e più precisamente a partire dal primo di febbraio, dovrebbe scattare il
nuovo appalto settennale e quindi l’affidamento della raccolta alla Ciclat Ambiente, cooperativa di Ravenna. Potrebbero però esserci ulteriori slittamenti e la FL Mirto- Camedil continuare quindi il suo lavoro.