Rifiuti, ad Alcamo 80 operai invece di 85. Si attende così la sentenza per sette ricorrenti

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E’ stata rinviata al 15 dicembre prossimo la sentenza del giudice del lavoro sulla causa intentata da sette ex dipendenti alcamesi della Mirto, l’azienda che si occupava della raccolta dei rifiuti prima dell’appalto settennale conferito alla Roma Costruzioni. I sette lavoratori, difesi dall’avvocato Francesco Truglio, responsabile dell’ufficio legale della UIL, vennero tagliati fuori dal transito del personale da una ditta all’altra. La linea difensiva sostiene che non vennero rispettati né le esperienze lavorative e neanche gli anni di servizio. Sarà il giudice del lavoro Dario Porrovecchio a pronunciare la sentenza poco prima del prossimo Natale.

Con l’arrivo del pensionamento per alcuni operatori e con i sette che sono ancora nel limbo e che attendono il verdetto, la Roma Costruzioni impegna ad Alcamo un numero di persone inferiore a quanto stabilito dal contratto. Invece degli 85 operai, ammontare per il quale il comune paga l’azienda, ne sono in servizio quotidianamente soltanto 80. Una fase di impasse che poi, qualora i sette lavoratori dovessero vincere il loro ricorso, porterà il numero a 87. Quindi due nuovi tagli che potrebbero essere ammortizzati dal pensionamento di altrettanti operatori.

L’assessore Alberto Donato avrebbe già chiesto alla Roma Costruzioni le assunzioni per riportare il numero dei dipendenti in servizio ad Alcamo a quello previsto dall’appalto settennale che costa, alle casse comunali circa 5.500.000 euro all’anno più i costi aggiuntivi per attività e servizi, non previsti nel contratto, ma di volta involta necessari. Quello che invece è previsto è la bonifica delle discariche sul territorio cittadino. E qui, inciviltà ai alcuni a parte, le cose non vanno perché ci sono zone, anche in pieno centro abitato, costantemente invase da mucchi, piccoli o grandi, di rifiuti di ogni genere. Certo l’inciviltà è una brutta bestia difficile da combattere ma è ancora più difficile capire come si faccia a tenere sedie, stufe, inerti e altro in strada, davanti alle abitazioni di cittadini che pagano la TARI, per oltre tre mesi.