Reddito di cittadinanza, prevista radicale modifica. In ansia 150.000 siciliani che percepiscono il sussidio

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E ad un tratto scomparvero da piazza della Repubblica di Alcamo venditori di verdura e ortaggi in genere abusivi. Stessa cosa in trafficate strade della città come via Madonna del Riposo. Siamo nel gennaio del 2019. La causa? L’introduzione del Reddito di Cittadinanza, con decreto-legge 28 gennaio 2019, come misura di contrasto alla povertà. Si tratta di un sostegno economico finalizzato al reinserimento nel mondo del lavoro e all’inclusione sociale. Reinserimenti fermi all’anno zero. Truffe e indebite riscossioni a centinaia.

Ma ora è subentrato uno stato d’ansia per i quasi 150 mila siciliani che percepiscono il reddito di cittadinanza, voluto e difeso dai cinque stelle. Secondo il governo Meloni dovranno rinunciare al sussidio per cercarsi un lavoro. Intanto monta la protesta sono decine le manifestazioni in Sicilia per difendere il reddito di cittadinanza in una regione prima per il tasso di disoccupati. Ora il rischio che venga tolto l’assegno a 150 mila persone senza trovare soluzione alternative che consentano di potere vivere. In Sicilia disoccupazione e precariato rappresentano una bomba sociale.

Lavori quasi tutti part time, Lo sfruttamento è una regola. Possibilità di impiego nel settore turistico, ma durante un’inchiesta dell’estate scorsa emerse la difficoltà di trovare personale. Quasi tutti rinunciavano per evitare di diventare nuovi schiavi: malpagati e costretti a lavorare per 12 ore al giorno. Sette giorni su sette. Il governo Meloni pensa di risparmiare dai tre i quattro miliardi con l’introduzione della Mia: misura di inclusione attiva, che comporterà un taglio netto a sussidi che in gran parte sono rivolti a nuclei familiari che vivono in povertà, come coloro i quali non riescono a trovarne uno perché senza un diploma o una specializzazione.

Intanto in tutta Italia le imprese sono alla disperata ricerca di lavoratori anche immigrati. Eppure le possibilità ci sono, ma i giovani oggi non vogliono fare lavori manuali. Maxi stipendi per saldatori, tornitori. Non si trovano ormai più calzolai, muratori, panificatori, falegnami, ebanisti e così via. Succede anche ad Alcamo. Sarebbe opportuno riaprire le scuole di arte e mestieri.

In Italia secondo le ultime stime delle organizzazioni di categoria c’è la possibilità di un milione di posti di lavoro, non quelli promessi da Berlusconi, nel campo artigianale. L’ultimo appello viene dagli orafi che cercano personale da inserire anche dopo un corso di apprendistato. Ad Alcamo sono mille 360 i percettori del reddito di cittadinanza. Solo il 13 per ceno viene impiegato in lavori di pubblica utilità. Cosa succederà con lo stop al reddito di cittadinanza?