Quarantena di nome e di fatto, oggi 40 giorni di restrizioni. Si va verso la “sessantena”

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La quarantena degli italiani a Ellis Island (1902)

Sembra lontanissimo quel martedì 10 marzo scorso quando, in serata, il governo ci informava che saremo dovuti rimanere a casa, evitando di uscire tranne che per motivi assolutamente indifferibili. Adesso, dopo 40 giorni, abbiamo finalmente centrato l’etimologia del termine: “periodo di segregazione e di osservazione al quale vengono sottoposti persone, animali e cose ritenuti in grado di portare con sé o trattenere i germi di malattie infettive, così detto dalla durata originaria di quaranta giorni, che in passato si applicava rigorosamente soprattutto a chi proveniva per via di mare”.

Tantissimi gli italiani che tra il 1876 e il 1900, a causa della gravissima crisi agraria del nostro paese, arrivavano con i bastimenti, via mare, negli Stati Uniti. Quella ‘tonnellata umana’, così veniva chiamata dagli yankees, rimaneva bloccata proprio per 40 giorni prima di potere accedere sul territorio americano. Adesso tutti, dopo circa 150 anni, abbiamo ripetuto quella quarantena che però dovrà andare avanti almeno fino al 3 maggio diventando quindi quasi una sessantena.

Ma ripercorriamo velocemente le tappe più importanti nel trapanese di questa singolare quasi incredibile vicenda. Il primo positivo al covid-19 il giorno prima di quello in cui Conte avrebbe diramato il suo DPCM di estensione a tutta Italia della zona rossa. Un insegnante di Marsala, di ritorno dal nord dove era stato a trovare un familiare, viene contagiato. Il paziente 1, dopo 14 giorni, lascia la terapia intensiva e poi, dopo qualche altro giorno, viene dimesso perché negativizzato.

24 ore ancora e tocca invece al primo alcamese, funzionario dell’ASP in servizio a Trapani ed ex deputato regionale. A lui non sono ancora bastati 40 giorni per ritornare negativo al tampone: è in via di guarigione, ha ripreso a respirare autonomamente, sta bene anche se ovviamente debilitato. Il terzo caso è quello di un mazarese risultato positivo il 12 marzo quindi arrivano le positività per alcuni colleghi alcamesi e trapanesi del funzionario dell’ASP.

Il 18 è la volta della prima vittima alcamese seppur a circa 1500 chilometri dalla Sicilia. E’ il medico di famiglia Nino Buttafuoco, che viveva e lavorava nella bergamasca, e che a 66 anni non ce l’ha fatto a sconfiggere il covid 19. Lo stesso giorno viene scoperto un focolaio a Salemi. Il contagio è scappato nel corso di un diciottesimo di una salemitana festeggiato in un baglio di Castellammare del Golfo. Il virus corre nella cittadina di appena 10.000 abitanti e così il presidente della regione, il 23 marzo, la chiuderà decretandolo a zona rossa.

A Castellammare del Golfo la prima positività si registra il 26 marzo. E’ un anziano appena rientrato dagli Stati Uniti che poi, ricoverato in terapia intensiva, è deceduto. Adesso siamo arrivati 20 positivi ad Alcamo, 95 in tutta la provincia di Trapani, 40 giorni di lockdown. Una qarantena a tutti gli effetti, anche etimologicamente parlando.