La pena più pesante è stata inflitta all’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto di Castelvetrano: 12 anni di reclusione. Tra i condannati anche un medico alcamese Rosario Orlando: sette anni all’ex funzionario dell’Inps. Dopo cinque ore di camera di consiglio i giudici del tribunale di Trapani hanno emesso ieri la sentenza nel processo Artemisia.
L’operazione nel marzo del 2019 dei carabinieri del comando provinciale con uno dei filoni principali della inchiesta legata alla massoneria. Ma il riferimento alla massoneria è stato cancellato dalla sentenza perché il fatto che non sussiste. I giudici hanno riconosciuto che esistesse attorno all’ex deputato Giovanni Lo Sciuto un apparato dove si sarebbero concordate, corruzioni all’interno di istituzioni. Nel mirino anche l’Inps, dove grazie all’apporto , secondo le indagini, del medico Rosario Orlando, si assegnavano invalidità secondo le raccomandazioni di Lo Sciuto. Ma anche la formazione professionale, che faceva riferimento all’allora presidente Anfe, Paolo Genco sarebbe stata nel giro dell’ex deputato. Giovanni Lo Sciuto, medico, è stato deputato regionale nella XVI legislatura. Venne eletto con 6 mila 113 voti nella lista Partito dei siciliani-Mpa. Dal settembre del 2019 ha fatto parte di Forza Italia e dopo vari passaggi nel partito in cui venne eletto deputato. Lo Sciuto alla Regione è stato anche vice presidente della commissione regionale antimafia. Quattro anni di processo, 75 udienze, intercettazioni trascritte, decine di testimoni.
Ieri dopo 5 ore di camera di consiglio, il Tribunale, presidente giudice Franco Messina, a latere i giudici Bandiera e Cantone, ha letto la sentenza. Condannati: Giovanni Lo Sciuto, dodici anni, Paolo Genco, otto anni, Giuseppe Angileri, sei anni, Isidoro Calcara, quattro anni, sei anni ciascuno per Salvatore Passanante, Salvatore Virgilio, Vincenzo Giammarinaro, sette anni per Salvatore Giacobbe e Rosario Orlando, 7 anni, con interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Assoluzione con formula piena per Maria Luisa Mortillaro, Tommaso Geraci, nonché coloro i quali erano stati ritenuti appartenente ad una loggia segreta (dichiarata però inesistente dai giudici). Assolti Gaspare Magro, Felice Errante jr, Vincenzo Chiofalo, Giuseppe Berlino, Luciano Perricone. Il pubblico ministero, Sara Morri, aveva chiesto le condanne per tutti gli imputati. I condannati dovranno pagare i danni e le spese legali all’Inps, al ministero dell’Interno, al Parlamento regionale e all’assessorato regionale alla Formazione.