Porto di Trapani, passo avanti verso la riforma

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“Esprimo grande soddisfazione per l’importante passo avanti che è stato compiuto a 21 anni dalla prima riforma dei porti ( legge 84 del 1994 ), ma, contemporaneamente, manifesto rammarico per la mancata possibilità di creazione di un’Autorità di Sistema della Sicilia sud occidentale che, partendo da Trapani, avrebbe potuto coinvolgere le isole Egadi e Pelagie, i porti di Marsala, Mazara e Porto Empedocle”. Così l’ing. Andrea de Martino, presidente del Nuovo Consorzio del Porto di Trapani (organismo nato per la salvaguardia dell’autonomia dello scalo marittimo trapanese) commenta l’approvazione in via preliminare da parte del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, il Piano strategico Nazionale della Portualità e della Logistica ( PSNPL ), anche se però, per essere adottato, dovrà far parte di un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e dovrà, comunque, sempre ottenere l’approvazione del Parlamento. Il Piano è stato redatto in attuazione dell’articolo 29 del decreto legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, nella legge 11 novembre 2014, n.164, Sblocca Italia. La proposta delinea tra l’altro, la nascita di tredici nuove Autorità Portuali di Sistema (o Distretti) e, in particolare, un modello di tipo “territoriale” in Sicilia con Augusta per Sicilia orientale e Palermo per la Sicilia occidentale. È una riforma che porta fondamentalmente ad una semplificazione delle nomine: non sarà, cioè, più necessario il parere degli enti locali – Camera di Commercio, Comune e Provincia – ma solo della regione o delle regioni di competenza, di concerto con la/le quale/i il Ministero dei Trasporti deciderà chi nominare Presidente del distretto portuale/logistico. La riforma porterà anche ad una semplificazione della governance delle Autorità, nel senso che i comitati portuali dovrebbero essere formati solo da cinque membri riducendone drasticamente il numero dei componenti (da 336 diventeranno 70). Il porto di Trapani, che figura tra i porti di seconda fascia di interesse nazionale, potrebbe essere gestito da un Direttore, ma non essendo porto perdente sede di Autorità portuale, potrebbe rimanere autonomo. L’obiettivo della riforma è quello di ottenere un coordinamento unico, attraverso una razionalizzazione delle politiche marittime, con la regia nazionale del Mit, affidata alla Direzione Generale unica per i porti e per la logistica. Si metterebbero inoltre a sistema 700 milioni provenienti dall’Ue, 85 milioni stanziati dal Governo per investimenti nei porti e 600 milioni l’anno stanziati dal Governo per il trasporto via nave. Ora il Piano verrà sottoposto alle competenti Commissioni Parlamentari per l’espressione del previsto parere e tornerà, successivamente, all’esame del Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva.