Poliziotto ‘padre-orco’ di Alcamo, sentiti vittima e fratello. Rinvio a febbraio

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E’ stato rinviato al prossimo mese di febbraio il processo a carico di un poliziotto alcamese di 61 anni, accusato di violenza sessuale ai danni della figlia e di maltrattamenti in famiglia, e della moglie, casalinga, accusata di maltrattamenti. Nell’ultima udienza sono stati sentiti la ragazza, adesso di 24 anni, vittima delle morbose attenzioni del padre, e un altro figlio della coppia.  Prima in aula era stato sentito il consulente che ha sbobinato le intercettazioni telefoniche e analizzato i messaggi fra il padre e la figlia.

Ascoltato anche il consulente che ha assistito all’esame della vittima. Alla ripresa delle udienze, il prossimi mese di febbraio, sarà la volta del consulente nominato dall’imputato, difeso dall’avvocato Mario Vitiello. Nello stesso processo, che vede l’agente di polizia accusato di violenza sessuale e maltrattamenti, è imputata anche la moglie ma soltanto per maltrattamenti. Per la donna, difesa dall’avvocato Anna Maria Benenati, è invece decaduta l’accusa di estorsione. L’arresto del poliziotto, nel settembre del 2020, fece molto scalpore e non soltanto ad Alcamo. L

’uomo, da allora, si trova in carcere e sono stati respinti i ricorsi per ottenere misure alternative. La turpe storia venne fuori dopo la denuncia presentata dalla figlia, adottiva, ai carabinieri di Balestrate. Le vicende raccontate dalla ragazza sarebbero cominciate addirittura più di dieci anni prima, quando, ancora minorenne, era entrata da poco a fare parte di quella famiglia. Un’inchiesta lampo quella della procura di Trapani che, a soli tre giorni dalla denuncia sporta dalla vittima ai carabinieri di Balestrate, dispose l’arresto per il poliziotto che era in servizio al commissariato di Alcamo.

Dal racconto della giovane vennero anche fuori numerosi malumori familiari, tante invide e gelosie nei confronti soprattutto dei figli naturali della coppia, e anche dissapori per il fidanzato scelto della vittima. La giovane aveva quindi raccontato nella denuncia di palpeggiamenti, di inviti espliciti ad appartarsi per consumare rapporti sessuali, di frasi volgari in un ampio arco di tempo.

Ad inchiodare comunque il padre, alcune lunghe ed esplicite chat su WhatsApp. Una storia che però include anche alcune stranezze. Ai tantissimi messaggi espliciti inviati nella chat dal padre alla figlia, quest’ultima non avrebbe risposto neanche una sola volta. Anche questo è al centro delle perizie richieste ai tecnici informatici e di telefonia.