Peculato,ex vescovo rinviato a giudizio. Avrebbe distratto i fondi dell’8 x mille

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E’ stato rinviato a giudizio l’ex vescovo di Trapani Francesco Miccichè, rimosso dall’incarico da papa Ratzinger nel 2012. L’ex capo della chiesa trapanese è accusato di peculato per essersi impossessato di fondi provenienti dall’8 x mille. I fatti contestati dalla procura riguardano la gestione della curia dal 2007 al 2012, ma il gup Samuele Corso ha comunicato la prescrizione degli episodi precedenti al 7 ottobre 2007. L’accusa dei pubblici ministeri si riferisce a due conti correnti su cui confluivano le risorse che Micciché avrebbe sottratto, mettendo “in atto – si legge nelle carte dell’inchiesta – un disegno criminoso con una serie di azioni realizzate in tempi diversi”.

In un primo momento la procura di Trapani aveva contestato l’appropriazione di oltre 544.000 euro ma, alla luce della documentazione presentata dai legali, l’ex vescovo sarà processato per un ammanco di circa 300.000 euro. Il processo inizierà il prossimo uno di ottobre. La vicenda si inserisce nel più ampio contesto del cosiddetto ‘Curia Gate’, uno dei momenti più cupi e tristi della chiesa di Trapani, quando nel 2011 iniziarono le indagini sulla gestione finanziaria della diocesi, tanto che nel 2012 Miccichè venne rimosso dal papa dopo la visita ispettiva eseguita dal “visitatore apostolico”, monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo.

Durante la lunga fase d’indagine Miccichè è stato ascoltato, su sua richiesta, dai pm trapanesi e lo scorso anno ottenne un incontro con papa Bergoglio. Il reato contestato è il peculato perché il denaro sarebbe stato sottratto in violazione delle norme che prevedono l’impegno delle somme derivanti dall’8 x mille per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo.

In quel vasto periodo sottoposto ad indagini vennero fuori anche altri intrighi riguardanti Alcamo con la perquisizione dei locali attigui al monastero dell’Angelo Custode. Vennero fuori carte riguardanti un conto IOR e dei sigilli rosso porpora “che – dicono gli investigatori – sembrerebbero essere riconducibili all’uso esclusivo di Alte Autorità dello Stato Vaticano”. Gli investigatori pararono di una serie di appropriazioni indebite di ingenti somme di denaro, truffe e falsi ideologici in atto pubblico.